https://www.comune.zibidosangiacomo.mi.it/

Zibido San Giacomo ha trovato la sua unità amministrativa nel 1870, a seguito dell’aggregazione dei comuni di San Novo, San Pietro Cusico, Vigonzino e Zibido San Giacomo, ultimo atto di una faticosa integrazione tra piccole comunità, affini per la loro vocazione agricola. Il nome Zibido è stato ricondotto ai Gepidi, giunti in Italia con i Longobardi, oppure al latino “gibbus” (dosso, altura), in quanto furono piccoli rilievi a caratterizzare i primi insediamenti in un’area un tempo paludosa. In ogni caso, indubbia è l’origine altomedioevale, anche se le prime attestazioni delle località del territorio risalgono all’XI-XII secolo.

A San Giacomo è legata la tradizione, alimentata per alcuni secoli, della deposizione del corpo dell’apostolo in un’arca di serizzo presso la chiesa parrocchiale, il maggior monumento presente nel Comune. La struttura cinquecentesca della chiesa, riccamente affrescata, è il risultato dell’intervento operato dai monaci carmelitani, a San Giacomo dagli inizi del XVI secolo. Vasto è il patrimonio storico-artistico del territorio, costituito dalle altre chiese di Zibido, San Pietro, Moirago e Badile e da numerose cascine (tra le quali Ca’ Grande, Cascina Salterio, Femegro), risalenti in gran parte all’epoca medievale. L’Asilo Salterio e le case per i salariati di Moirago, voluti dalla famiglia Salterio con intenti sociali e umanitari ai primi del Novecento, costituiscono poi un originale complesso edilizio, donato al Comune dopo la morte di Luigi Salterio nel 1938. Dal dopoguerra la connotazione rurale del Comune è andata modificandosi con la presenza di aziende nei settori meccanico, chimico e tessile.

Immerso nel Parco Agricolo Sud Milano, Zibido San Giacomo oggi condivide le vicende della periferia milanese, in cerca di un equilibrio tra le ragioni dello sviluppo e della tutela di un territorio che costituisce ancora un’area verde e agricola, vivibile e fruibile per i suoi cittadini.

COSA VEDERE

Chiesa di Santa Maria Assunta

La Chiesa, ad un’unica navata con due cappelle laterali, risale al Quattrocento. Notevole è la Cappella della Madonna, che conserva una statua lignea della Vergine, circondata dalle magistrali formelle dei Misteri del Rosario. Pregevole la fattura dell’organo sopra il portone d’ingresso. La settecentesca colonna in serizzo sul sagrato, con la croce soprastante, indicava l’antica presenza di un cimitero nel giardino adiacente alla Chiesa. Sul retro si può notare la casa dell’orologiaio, con lo gnomone di un’antica meridiana solare oggi perduta.

INFO
Chiesa di Santa Maria Assunta

Via Curiel, 1
Fraz. San Giacomo
20058 Zibido San Giacomo
www.parrocchiedizibidosangiacomo.it/

Colonna della peste

E’ un monumento eretto nel 1644 per ricordare l’epidemia di peste che sconvolse la zona e tutta l‘alta Italia nel 1629-1630. Il monumento è costituito da un piedistallo su cui poggia una colonna in stile tuscanico, che sorregge a sua volta una piccola struttura a scalini sulla quale è collocata una croce greca. I materiali dell’intera composizione sono granito e ferro. Nel ricomporre la croce e nel rizzarla si rinvenne una teca arrugginita, nella quale c’era un foglietto semplice accompagnato da 11 Reliquie chiuse in plichi di carta, suggellati da un cero pasquale, quale autentica.

La Croce della Peste venne sistemata nella Piazza Maggiore, di fronte alla Basilica di San Vittore e all’imbocco della strada del Pasqué. In questa posizione viene raffigurata in numerose cartoline dell’inizio del XX secolo, anche dopo il 1923 quando il toponimo assume il nome di piazza San Vittore.

Fu spostata accanto alla chiesa nel 1927 per presunte ragioni di intralcio al traffico cittadino, anche se non manca chi sostiene che il vero motivo dello spostamento fosse che si trovava proprio di fronte al balcone di un gerarca fascista.

Nel 1998, in occasione dei lavori di riqualificazione della Piazza San Vittore, la colonna venne riposizionata nel luogo originale dove si trova tuttora.

INFO
Colonna della peste

Piazza San Vittore
20017 Rho MI

Chiesa di San Giacomo

Antica Chiesa con fondamenta romaniche e presenza di tombe ipogee. Notevole il cinquecentesco coro ligneo con 20 stalli, restaurato nel 2014, gli affreschi della cappella di San Giacomo e l’affresco della Madonna col Bambino (1537). Si noti sul sagrato (fino al 1950 all’interno) il sarcofago in serizzo contenente un tempo il corpo di un notabile e monete cinquecentesche dell’epoca di Carlo V, di fianco a mezzo coperchio di un altro sarcofago. La leggenda locale vuole che all’interno fosse custodito il corpo di San Giacomo, che Sant’Eustorgio trasportò da Gerusalemme a Santiago de Compostela. Accanto si erge la colonna in memoria della scampata peste del 1630. All’interno sono presenti antiche lastre tombali e sulla parete del campanile, in sacrestia, si trova il più antico affresco della Chiesa, raffigurante un santo con aureola. Di pregevole fattura è la Pietà del 1577 a destra dell’altar maggiore, con paliotto in scagliola di marmo.

La leggenda narra che, transitando l’Arcivescovo di Milano S. Eustorgio nel 512 nei pressi di Zibido, depose il corpo di S. Giacorno Apostolo. Per l”occasione venne costruito un santuario attorno al quale, per l”arrivo di pellegrini, si aggiunse un gruppo di case. La storia comunque ritiene molto antico il tempio, forse di epoca paleocristiana almeno in quanto a fondazione, fu chiesa sussidiaria di Zibido, più antica, che apparteneva alla pieve di Decimo. In questa chiesa si inserì la leggenda della sepoltura del corpo di S. Giacomo Apostolo, ma non si sa bene come.

Distaccatasi la chiesa dalla pieve di Decimo, nel Quattrocento divenne parrocchia. Quando i Padri Carmelitani di Mantova ottennero nel 1517 il permesso dalla S. Sede di fondare un convento in luogo, la chiesa era già  parrocchiale e questo lo afferma la Bolla Pontificia. Caso più unico che raro per quei tempi, una parrocchia affidata a sacerdoti secolari divenne cura d’anime a carico di religiosi. Un documento del 1568 descrive minuziosamente la parrocchia:
” 3 agosto 1568… in p( rima) vi ਠS. Jacopo cura principal nella quale se vi stano due religiosi omaneti. Duoi celebrati, uno parochiano l”altro coaiuto et doi gnesi (chiese) se vi contiene i cappelle con XI altari et uno scuriolo et tutto i bellissimo volta; pur ਠsenza beneficio. Il tutto dal levante vi cohra Zibid distat la mità  d”un miglio; dal megio dì ਠPioltino nella sudetta distanza, ad occidente… dista un migliarolo. Vi ਠuna belliss sacristia co” il suo campanile sop il quello vi sono due ottime campane et ha la sudetta cura cinq terre qual qui sottoscritte:
– S. Jacopo cure ia tera appo la chiesa parochial nel territorio vi sono numero di fuochi 8 le persone sono numero 55. Di quelle comunis n. 36, i quali non se comunicano sono i numero ai 9… “.

Continua il documento a parlare delle chiese succursali di cui una dedicata a S. Ambrogio, a circa un quarto di miglio dalla parrocchiale, con 88 persone residenti. Un”altra cappella, sempre dedicata a S. Ambrogio, era a Famegro e gli abitanti erano 126. A Vigoncino i residenti erano 143.

In tutto i parrocchiani erano 521 compresi anche nelle cascine senza chiesa. Proseguiva poi il parroco, Fra Angelo Perreto: ” … già  nella sudeta parrocchia vi sono due suddete scole, una dil SS. Sacramento, l”altra della S.ma Vgene et Mre di Jesù.Nella prima vi sono hmi 49 e donne 68, nella sda vi sono hoi 21 donne 54. La prima fa la sua procesione intorno alla piazza qual ਠsituata avanti la soprascritta chiesa. La sda la fa nel medesimo luoco… “.

In quella relazione ed in un”altra, molto meno precisa, si conosce che Gio Angelo Fenino di Vigonzino aveva assalito a colpi di pugnale un abitante di Binasco e che quindi non era ammesso ai sacramenti. Nella relazione del maggio 1568 si dice che le cappelle erano 4 e precisamente a Viano, Femegro, Madrugno e Vigonzino.

La parrocchia comprendeva le cascine di Vigonzino, Mandrogno, Mainardi, Femegro, Viano e Malpaga. Confinava con quella di Badile, Conigo, Mairano, S. Pietro Cusico e Zibido.

I paesi di Conigo e Mairano appartenevano alla pieve di Rosate. Una relazione del 1573 ci presenta una pianta della chiesa, probabilmente ingrandita ed abbellita dopo l”arrivo dei Carmelitani: ” Fatta tutta quanta in volta de muro biancato in trei nave… di dentro sono 6 pironi che contengono sei cappelle co li suoi altari in volta, cò quattro lunetti depinti. Li altari sono come si colnclusa pianta. Il campanile nell”ingresso alla sacrestia… il battistero ਠaccomodatora psso un pirono detro all”ingresso… no vi ਠcimiterio “.

Nella pianta si può notare il convento costruito a retro del tempio, si notano ampi saloni ed una probabile stalla distaccata dal resto dell”edificio. L”ingresso dei frati nella chiesa avveniva per mezzo di un corridoio situato alle spalle dell”abside laterale destro comunicante con la sacrestia, che aveva una porta che si apriva sul coro dietro l”altare maggiore. Gli altari erano sette, ma molto probabilmente il disegnatore indicò come altare anche il battistero.

Ci sono tre ingressi, non viene menzionata l”arca dei presunti resti di S. Giacomo.

Attualmente la chiesa ਠstata restaurata e ne vennero alla luce dipinti di Bernardino Luini raffiguranti s. Alberco e S. Giacomo. Ottimo dipinto quello della Madonna datato 1537. Nell”abside il simbolo dei Carmelitani finemente intarsiato. Nel 1573 non c”erano tombe nella chiesa. In quell”anno sorse una lite tra i P. Carmelitani e Gio Battista Osio, proprietario dell”osteria situata sulla piazza davanti alla chiesa. L”Osio organizzava balli sul piazzale ed i Padri tramite il Vicario Criminale l”avevano diffidato a proseguire, diversamente avrebbe dovuto pagare una ammenda di 50 scudi. Il padre di Gio Battista, Arcangelo Osio, aveva vantato circa 40 anni prima i diritti di proprietà  della piazza, protestando contro i frati perché avevano tagliato i rami ad alcuni olmi esistenti in essa. I frati avevano portato in giudizio tale Angelo Mainaldo che, deponendo in giudizio la sua versione, ci ha dato notizie interessanti al riguardo lo sviluppo del tempio. Costui asserì che il cimitero esistente davanti alla chiesa era stato dissepolto per l”ampliamento del tempio, proprio dopo l”arrivo dei frati. Venne anche a risultare che sul luogo c”era una vecchia chiesa.

Nel 1591 il prevosto di Lacchiarella viene a far visita per controllare se gli ordini di S. Carlo del 1573 erano stati osservati e precisamente se era usato il rito ambrosiano dai frati, se era restaurato il battistero ed era collocato il lavandino in sacrestia. Nella relazione di Mons. Bracciolino del 1597 si parla ancora di questi vecchi argomenti, si dice che davanti alla chiesa funzionava il cimitero, gli abitanti erano circa 400, vi erano le scuole del S. Rosario e del SS Sacramento, quest”ultima istituita da S. Carlo nella sua visita pastorale del 1573.

Il visitatore si recava a Vigonzino a visitare la chiesa di S. Teodoro nella quale non si celebrava, visitava pure le chiese di S. Ambrogio e di S. Bartolomeo in Viano che trovavano molto ben tenute, in esse si recavano i frati per celebrare le messe.

Pochissimi i legati, tra cui uno in suffragio di certo Scaccabarozzi morto nel 1582. La parrocchia rimase in mano dei Carmelitani fino al 1770, quando il convento fu soppresso dall”Imperatore Giuseppe II d”Austria. Alla partenza dei frati si pensò di aggregare la comunità  a Zibido, ma venne lasciato in luogo il frate che era parroco. Alla sua morte nel 1801 si ripropose il problema, ma il parroco di Zibido non ne volle sapere, allora la Curia inviò un sacerdote secolare che la prese in consegna dopo quasi trecento anni di esercizio regolare dei Carmelitani. Questi trovò 430 anime ad attenderlo, una popolazione contadina che ogni anno ruotava anche se come quantità  era sempre uguale; infatti nel 1723 erano 431 parrocchiani, divisi in 82 famiglie, nel 1750 erano 446, nel 1790 erano 440. Come in tutti i luoghi qui la mortalità infantile era rilevante.

INFO
Chiesa di San Giacomo

Piazza Roma, 22
20080 Zibido San Giacomo MI

Chiesa dei Santi Vincenzo e Bernardo

La piccola chiesa dei Santi Vincenzo e Bernardo è in realtà uno dei gioielli del comune. Costruita ai primi del 600, presenta un interno suggestivamente affrescato. Una lapide ricorda i benefattori di un restauro eseguito nel 1829, fra cui si ricordano i Salterio, i Melzi d’Eril ed i Visconti di Modrone.

La fondazione del beneficio parrocchiale della chiesa dei SS. Vincenzo e Bernardo di Moirago risale al 7 maggio 1610 per smembramento della parrocchia di Badile.

Nel 1569 in Moirago c”era un cappellano di nome Ambrogio de Ciseri che beneficiava di una annuale sottoscrizione tra i parrocchiani del villaggio e delle cascine vicine. Nel 1587-88 gli abitanti incominciarono a chiedere lo smembramento da Badile e lo ottennero l’8 agosto 1588. La comunità parrocchiale si impegnò a versare al parroco lire 360 imperiali annue a cui si aggiunsero altre 100 del legato Caimi, famiglia che possedeva la maggior parte dei terreni del luogo. Il rogito fu fatto dal notaio di Milano Gio Batta Gorgonzola.

Il primo parroco fu il sac. Bernardino Speciolo che morì quasi subito ed a lui subentrò per elezione popolare il sac. Bartolomeo Crivelli.
Un interessante documento, ritrovato nell’Archivio della Curia Arcivescovile di Milano, dice che ci fu una intenzione di inserire la parrocchia di Moirago nella pieve di Rosate, nel tentativo di annettere a Moirago alcune cascine di Gaggiano e di Zibido, e precisamente il Boscaccio, il Dosso ed il Camuscione.

Il documento specificava che Moirago era ad occidente di Lacchiarella, da cui distava tre miglia, era confinante con S. Pietro Cusico, Basiglio della pieve di Locate, Badile, Zibido, Romano (Romano Banco), Assago e Rozzano.

Qualche anno più tardi, e precisamente il 3 luglio 1597, si recava a Moirago il Visitatore Diocesano Mons. Bracciolino, proveniente da Campomorto, e conduceva con sé il notaio per la relazione.

Veniva visitato il SS. Sacramento che era riposto in una pisside argentata, il tabernacolo era di legno ed il SS. Sacramento era portato fuori di chiesa in processione attorno al cimitero ogni prima domenica del mese. Il battistero era situato a sinistra dell’ingresso in una cappella tutta dipinta.

Il vaso per l’acqua santa era rotondo e di materiale siliceo.

Il battesimo era amministrato diligentemente.

In parrocchia non c’erano né interdetti, né inconfessi e nemmeno persone ignoranti in fatto di religione. L’altare maggiore aveva una mensa di legno, in essa era inserita la pietra sacra ed era ornato di un pallio argentato. Ai lati dell’altare c”erano due angeli e quattro candelabri. L’altare era diviso dalla navata da una “bradella=cancellata” in legno. La cappella dell”altare maggiore era tutta dipinta ed una finestrella le dava la luce.

Ai lati dell”unica navata c’erano i dipinti di Cristo, della B.V. Maria, di S. Bernardino e S. Vincenzo situati nelle varie cappelle laterali. Il pavimento era fatto in mattoni, ben sistemati. La chiesa non era consacrata. Esisteva un legato disposto da Bartolomeo Caimi, esteso anche ai suoi eredi. La festa patronale era all’11 di gennaio, in cui si commemorava S. Vincenzo; a tale festa intervenivano tutti i sacerdoti della pieve con il prevosto di Lacchiarella. Non esistevano nella chiesa sepolture: “sepulturae nullae”. La chiesa aveva due porte, la “major” per il popolo, la “minor” per il solo parroco. C’era un solo confessionale. C’era un campanile con due campane. La chiesa possedeva molti arredi sacri. Il cimitero era antistante alla chiesa, in esso c’era una grande croce. Il numero degli abitanti era di 350 di cui 200 in età di comunione. Un’altra festa era celebrata il 20 agosto a S. Bernardo. Nel 1582 venne fondata la scuola dei Disciplini, due anni più tardi quella del SS. Sacramento e più tardi ancora quella del S.Rosario.

Nel 1792 Papa Pio VI concesse per sette anni l’Indulgenza Plenaria, applicabile ai defunti, alla chiesa del villaggio per il giorno della Comunione Generale. Gli abitanti oscillarono sempre tra i 500 ed i 300 fino ai nostri giorni. Il Visitatore terminava così la sua relazione:
“La chiesa à” di pareti antiche, fatte di materiale inferiore, la facciata con un piccolo portico avanti sostenuto da stessa facciata da un capo, dall’altro da due colonne di migliarolo. Ha una sola porta proporzionata alla grandezza della chiesa ed ha portico che guarda verso occidente. Dalla porta fino alla roza (rozza) balaustra à “longa braccia 18, larga braccia 11 e mezzo fino al soffitto di legno dipinto. Braccia 8 et once 9 dalla balaustra fino al muro posteriore del coro…”.Il Visitatore scriveva ancora delle note al riguardo della cappella della B.V. Maria, situata a destra rispetto all’ingresso, che aveva pareti dipinte raffiguranti angeli e la volta con una Madonna di “bellezza stimabile”.

Seguiva la descrizione del battistero, del campanile alto 43 braccia, degli arredi sacri e dei libri d’archivio. La parrocchia di Moirago ebbe pochissimi benefici e talvolta per decine d’anni consecutivi nulla di nulla.
Nel secolo scorso, con testamento, Gerolamo Longhi lasciò 700 lire austriache annuali per un sacerdote coadiutore. Morto il Longhi, la sua volontà venne rispettata dagli eredi ed il primo coadiutore si presentò il 23 marzo 1847.

INFO
Chiesa dei Santi Vincenzo e Bernardo

20058 Moirago MI

Natività Maria Vergine

Badile, un tempo frazione del comune di Binasco, che appartiene alla diocesi di Pavia, attualmente è frazione di Zibido S.Giacomo, pur essendo pendente presso la Regione Lombardia la pratica per diventare autonomo. La sua vita civica è orientata verso Binasco per lavoro ed attività varie, ma ecclesiasticamente è inserita nel decanato di Cesano Boscone e desidera orientarsi verso quello di Rozzano. La fondazione del beneficio parrocchiale della chiesa di Badile, dedicata alla Natività di Maria Vergine, risalirebbe presumibilmente al principio del “Quattrocento” per smembramento della parrocchia di Zibido S. Giacomo.

Non sono stati ritrovati documenti al riguardo, ma solo una annotazione sopra i libri anagrafici parrocchiali di Zibido, che ribadisce questa tesi, ma non menziona nessuna epoca. Probabilmente con l’inizio della costruzione della Certosa di Pavia, la Curia Arcivescovile di Milano ha dato una ristrutturazione territoriale nuova alle parrocchie della zona in quanto avrebbero senz’altro sentito il beneficio del lavoro dei Certosini, magari fondando parrocchie nuove. Un documento senza data, ma certamente dell’epoca di S.Carlo dice: “Nella chiesa parrocchiale de S. Maria de loco Badiglio over Badej…” e più avanti menziona la chiesa di S. Maria al Pilastrello con cappellano residente, di S. Vincenzo di Moirago con un cappellano mercenario. Nel 1573 S. Carlo visitava la parrocchia ed ordinava al parroco di accomodare il battistero, di recintare il cimitero con muro, di usare l’abside come coro e non come sacrestia, che deve essere costruita. Inoltre si dovevano fare le balaustre attorno agli altari, pavimentare e soffittare la chiesa e costruire il campanile.
Alla comunità di Badile veniva raccomandato di accomodare le strade per rendere più agevole il cammino del curato, quando si recava a visitare gli infermi nelle cascine. S. Carlo ordinava al parroco di vendere 5 pertiche di terreno ai Frati della Certosa di Pavia (era coltivato a riso e confinava con i loro terreni) e, con il ricavato, di costruire la casa parrocchiale. Raccomandava di eleggere i priori della Confraternita del SS. Sacramento ogni anno, di tenere in ordine i libri contabili e di seguirne le norme; si asteneva dal riconoscerla giuridicamente, forse, per incertezza di buona volontà degli aderenti.

Al riguardo della chiesa di S. Maria al Pilastrello ordinava una miglior collocazione della statua della Madonna, cercava di sbrogliare un “pasticcio” annoso in relazione alle colonne trasportate a Milano nella chiesa di S. Nazario in Brolo, con patto di restituzione delle stesse in caso di bisogno ed altre raccomandazioni generali. Alla fine di quel secolo Badile con Zibido e Moirago appartenevano alla pieve di Lacchiarella. Uno stato d’anime dell’epoca ci indica la consistenza della parrocchia:
Una descrizione accurata della parrocchia di Badile viene fatta dal Visitatore Diocesano Mons. Bracciolino, che arrivò a Moirago il 4 luglio 1597. Il SS. Sacramento è conservato in una pisside argentata, custodita in un tabernacolo di legno. Il battistero è costruito in forma rotonda e collocato in una cappella dipinta con raffigurazione di S. Giovanni Battista. L’altare maggiore è disposto “ad orientem”, è in legno con inserita la pietra sacra, come ornamento ha quattro candelabri, cinque angeli, una croce ed a retro una tela con Madonna e Bambino Gesù. La cappella dell”altare maggiore è oscura e mal fatta.

Nella parete meridionale della chiesa c’è una cappelletta con nicchia alla parete e sopra una finestra. La cappelletta è stata costruita da Alessandro Ruide con intenzione di dotarla di cappellania. La chiesa ha un’unica navata, “cuius fundationis dies ignoratur”, non è consacrata ed è festeggiata l’8 dicembre, giorno in cui allora veniva solennizzata la Natività di Maria. In quel giorno convenivano a Badile quattro o cinque sacerdoti che celebravano con il parroco, che poi offriva loro il pranzo. Il pavimento della chiesa è in cemento, sotto due sepolcreti ed il soffitto alquanto rovinato nel fondo dell’edificio. Le porte erano due, una principale in forma quadrata nella facciata della chiesa, l’altra, usata dal parroco, era situata nella parete settentrionale. Un’unica finestra era aperta sopra la porta principale. Non c’era sacrestia. C’era un solo confessionale. Dopo un lungo elenco di paramenti, si dice che il campanile era stato costruito nella parte settentrionale della chiesa ed aveva due campane. Attorno all’edificio sacro c’era il cimitero, ma era mal recintato.

Seguiva poi la descrizione dei beni della chiesa, che consistevano in un centinaio di pertiche di terreno, ancora proprietà della parrocchia al 1597. Parlando dei legati, Mons. Bracciolino annotava quello di Ambrogio de Sconibi di Mentirate, che rendeva 10 libbre per ogni “officio” celebrato a salvezza della sua anima, legato rogato dal notaio Gio Battista Tessera il 5 novembre 1586. Un altro legato era di Battista Repossi di Conigo, i cui eredi dovevano corrispondere dal 1585 un “annual” non ben precisato, in cambio di preghiere.

Seguiva un elenco di altri legati, ma di minore entità . La Scuola della Dottrina Cristiana e del SS. Sacramento, tra uomini e donne, contava ben 50 persone; priore era Francesco Airone. Dopo aver visitato la chiesa di Badile, Mons. Bracciolino visitava quella di Mentirate e faceva la sua relazione che qui portiamo per brevi cenni. Detta chiesa, in forma quadrata, era dedicata a S. Francesco, era costruita male, aveva l’altare in legno con pietra sacra. La messa veniva celebrata quasi mai. La chiesa di S. Maria al Pilastrello aveva un altare unico, con quattro candelabri. Ai lati aveva due finestrelle, sopra la parete era dipinta una Madonna con Bambino e sui lati due angeli. Suo cappellano era don Giovanni Cainarca che era succeduto a don Andrea Gambari, morto da poco. La sopravvivenza di questo cappellano era dovuta a certi cespiti di terreni parrocchiali esistenti attorno alla chiesa e ad un livello di 21 libbre e 12 soldi pagati da Antonio Malabarba di Milano il giorno di S. Martino. Questa chiesa aveva il campanile, la sacrestia piccola ed oscura, due porte ed il pavimento. Era chiamata del “Pilastrello” perché la statua della Madonna era collocata di fronte ad una piccola colonna, ivi trasportata da qualche chiesa preesistente. Durante la peste del 1630 il parroco ne fu contagiato e morì.

Al principio del “Settecento” Mentirate ebbe sviluppo di edifici ed aumento di abitanti e cercò di diventare una parrocchia autonoma. Gli abitanti però non riuscirono nel loro intento e per parecchio tempo la parrocchia ebbe la denominazione di “Badile e Mentirate”. La cascina di Mentirate un tempo era una grangia certosina, vi era un castello, la chiesa abbaziale con cimitero. Interessanti reperti archeologici dell’epoca dei Visconti ci dicono quanto fosse importante questa località.

La sagra era alla quarta domenica di luglio. Venne eseguito un restauro alla chiesa ed al coro e fu edificato il campanile. Più tardi venne ampliato l”edificio e si trasferì il cimitero a circa 500 metri di distanza. Nel 1965 furono riordinati i confini parrocchiali a causa del passaggio dell’Autostrada dei Fiori.

INFO
Natività Maria Vergine

Via Vittorio Veneto, 9
20080 Badile MI

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Da diversi documenti del XII secolo risulta che in “Cuxico” c”era la chiesa di “San Petri”, dipendeva dalla pieve di Decimo, dalla parrocchia di Zibido e probabilmente nel “Quattrocento” divenne parrocchia. Con certezza lo era nel 1534, in quanto in un documento del novembre dello stesso anno, che tratta di alcuni beni immobili sopra i quali gravava un livello a favore di detta chiesa, si accennava alla locale cura d’anime esercitata dal suo Rettore (parroco) don Andrea Bianchi.

INFO
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Via Vittorio Veneto, 9
20080 Badile MI

Cascina Femegro

La storia di Femegro nasce da lontano…

Era un castello, lo testimonia il tipico aspetto quattrocentesco, a pianta quadrata, attorno alla corte chiusa, con quattro torri angolari.
Una ospita la cappella di sant’Anna, la seconda la pila dell’antico mulino e le restanti sono adibite ad abitazioni.

Solo nel 1700 inizia la sua vocazione agricola con la costruzione della seconda corte quadrata adibita a stalle e fienili.

Siamo nel 1976 quando il nonno Francesco Brambilla l’acquista e avvia la trasformazione nella moderna azienda agricola di oggi, che trova l’apice nell’istallazione del robot di mungitura nel 1999 e nell’avvio del caseificio aziendale.

INFO
Cascina Femegro

Via Cascina Femegro, 1
20080 Zibido San Giacomo MI
www.cascinafemegro.it

Cascina Santa Marta

E’ una delle cascine più antiche, oggi gestita dalla Cooperativa Santa Marta, azienda moderna e funzionale che ha saputo valorizzare la tradizione con metodi innovativi, tecnologicamente all’avanguardia ed eco-compatibili.

All’indirizzo aziendale prevalentemente cerealicolo si è affi ancata la produzione orticola e successivamente la trasformazione.
La produzione orticola, condotta in pieno campo, in tunnel e in serre calde, è destinata in parte alla grande distribuzione, ma sempre più alla vendita nello spaccio aziendale, ora in fase di ampliamento.

L’attenzione alla qualità ha trovato così naturale valorizzazione nell’accorciamento della fi liera, attraverso la vendita diretta che permette di riconoscere la qualità “sul campo”.

L’azienda è molto attiva anche nelle attività sociali e culturali essendo diventata sia Fattoria Didattica, sia Punto Parco.
Nei progetti futuri vi è infine la ristrutturazione di alcuni locali per l’assaggio dei prodotti all’interno del nuovo punto vendita.

INFO
Cascina Santa Marta

Cascina Santa Marta Fraz. Moirago
20058 Zibido San Giacomo MI

Cascina Salterio

La Cascina Salterio si trova all’altezza della quarta conca del Naviglio Pavese presso la frazione Moirago del comune di Zibido San Giacomo. Nel Trecento la cascina faceva parte del podere della famiglia Moirago finché nel Quattrocento venne ceduta alla nobile famiglia milanese Caimi, grazie alla quale la vasta tenuta raggiunse l’assetto attuale per poi essere completato e ingrandito nel primo quarto dell’Ottocento, in concomitanza con l’apertura del naviglio. Nel 1837 il complesso di Moirago fu concesso prima in affitto e successivamente venduto alla famiglia Salterio che, ancora oggi, ne è in parte proprietaria. Entrando nella grande corte d’onore si trova sulla destra lo stallone, ora sede del Museo Salterio – Officina del gusto e del paesaggio, a sinistra le case dei salariati e in fondo la villa Caimi-Salterio, dietro la quale spiccano gli alti alberi del giardino storico dove si incontrano la ghiacciaia, la limonaia e il laghetto sul quale si affaccia la pila, dove venivano stoccati i prodotti agricoli. Completano la cascina la porcilaia e la latteria, dietro la corte del fattore, con una torretta adibita a piccionaia.

La famiglia Salterio, su esempio del villaggio industriale di Crespi d’Adda, volle riproporre un villaggio agricolo autosufficiente, costruendo dall’altra parte del naviglio due grandi caseggiati per i salariati, l’asilo infantile Salterio, la scuola elementare in piazza davanti alla chiesa e, su un proprio terreno, fece realizzare anche un cimitero, all’interno del quale troneggia l’imponente cappella gentilizia dei Salterio in cui riposano tutti i componenti della numerosa famiglia.

Oggi l’ex stallone della Casina Salterio ospita il MUSA Museo Salterio – Officina del gusto e del paesaggio. Il fabbricato è stato acquistato dal comune di Zibido nel 2011 e ristrutturato per ospitare la sede museale.

Nel museo si conserva la memoria del territorio: attraverso ricostruzioni multimediali si può partire dalla storia del paesaggio della bassa milanese, per arrivare a conoscerne le produzioni agricole come il riso o il mais, la civiltà contadina e la vita nelle cascine e nei campi della zona.

INFO
Cascina Salterio
Via, Alzaia Naviglio Pavese, 5
20080 Moirago MI