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Il Comune di Vizzolo Predabissi è situato nella “Bassa Padana” a circa metà strada tra Milano e Lodi, il fiume Lambro lo separa, a soli 3 Km, da Melegnano. Si tratta di una zona di transizione tra due diverse aree storico-geografiche caratterizzate da differenti realtà socio economiche e da specifiche tradizioni dialettali: da una parte la cosiddetta “Bassa Milanese”, l´altra “l´Alto Lodigiano”, ancora prevalentemente agricolo, dove il dialetto e le tradizioni lodigiane sono tutt´oggi ancora presenti.

Il territorio di Vizzolo è attraversato da un´antica e importante arteria di comunicazione stradale tra nord e sud, la Statale n. 9 Via Emilia, e dalle strade Provinciali n. 138 Pandina e n. 39 Cerca, dirette rispettivamente a est verso la valle dell´Adda e a nord-est per Melzo e Monza.

Una componente essenziale del paesaggio è rappresentata dalla copertura vegetale, che presenta numerose “forme di verde” sul territorio: si passa da alberi isolati di varie dimensioni a forme vegetali complesse: vegetazione spontanea, verde urbano, ambiente agricolo.

I più antichi segni della presenza umana nel territorio di Vizzolo risalgono all´epoca romana, in particolare, sembra significativa l´esistenza di una “gens Calvia” che possedeva uno dei “fundi Calventiani” come risulta dall´iscrizione latina detta “Tavola di Velleia” (II sec. A.C.) e come testimoniano i diversi reperti archeologici incorporati proprio nella Basilica di Calvenzano, l´edificio storico più importante sito nel territorio, intorno al quale si pensa sia sorto un nucleo residenziale della comunità di coloni che lavoravano le terre del fondo. Il termine comune “vicus”, da cui derivò il nome di VIGHIZZOLO, indicava in epoca romana il villaggio rurale.

All´alto medioevo risale la prima e più antica attestazione scritta relativa al feudo di Calvenzano e alla chiesa di S. Maria, allora proprietà dei nobili fratelli milanesi Arialdo e Lanfranco, appartenenti alla famiglia dei “da Melegnano” discendenti del conte Ubertino di Melegnano, i quali col permesso dell´Arcivesco milanese Anselmo III di cui erano vassalli, decisero di donare il feudo di Calvenzano ai monaci benedettini di Cluny per l´edificazione di un florido monastero. E´ in quest´epoca che Vizzolo e Calvenzano, oggetto di contese per secoli tra Lodi e Milano, diventarono per sempre milanesi sia nella giurisdizione civile sia in quella ecclesiastica.

Nel ‘500, conseguentemente alla crisi e al decadimento degli ordini monastici, Paolo III Fornese, affidò i beni di Calvenzano al Cardinale Ascanio Sforza, nel 1567 il Papa Pio IV, affidò quei beni a suo nipote Carlo Borromeo, e sul finire del secolo il successore Papa Pio V soppresse ufficialmente il monastero e concesse i beni di Calvenzano ai canonici del Duomo di Milano.

Nel 1713 con la pace di Utrech la Lombardia passò dal dominio spagnolo a quello degli Asburgo d´Austria, l´imperatore Carlo VI diede inizio alle operazioni del nuovo catasto, cioè alla registrazione dettagliata di tutte le proprietà immobiliari. Sotto la reggenza di Maria Teresa nel 1722 vennero misurate e stimate tutte le proprietà del nostro territorio che allora comprendeva ancora tre piccoli “comuni” distinti: Vizzolo, Calvenzano, Sarmazzano. L´amministrazione austriaca decise di aggregare le tre piccole comunità per formare un unico e nuovo comune, con decreto della Reale Giunta del Governo in data 8 febbraio 1757.

Negli ultimi tempi del regno di Napoleone Bonaparte (1813) i beni di Calvenzano vennero assegnati al vicerè, principe Eugenio di Behaurnais, figlio della prima moglie dell´imperatore, dovendo servire al mantenimento dei lussi e delle feste della sua corte a Milano. Con il ritorno degli austriaci in Lombardia, tali beni vennero nel 1816 acquistati dal nobile Francesco Predabissi. Durante il Risorgimento, si riunirono ed organizzarono i volontari della “Legione Griffini”, i quali parteciparono all´insurrezione delle “Cinque Giornate”, e combatterono a fianco dei Piemontesi nelle guerre d´indipendenza.

COSA VEDERE

Basilica di Santa Maria in Calvenzano

L’edificio costituisce il più importante monumento protoromanico del territorio milanese, e possiede uno dei più rilevanti cicli scultorei romanici in Italia.

Secondo la tradizione, la località di Calvenzano presso Vizzolo corrisponderebbe a quell’agro Calventiano dove, nel 524 (o 526), fu ucciso il filosofo Severino Boezio; ricerche recenti hanno tuttavia smentito questa convinzione.

Il sito del complesso è fondato su una fortificazione romana posta a presidio della Via Pandina. Qui sorse nel IV secolo una piccola cella memoriae forse dedicata ad un martire. Più tardi, in epoca carolingia, sorse un luogo di devozione.

Il primo documento scritto in cui la chiesa viene citata risale al 1090: si tratta della donazione della chiesa e delle terre circostanti fatta ai benedettini cluniacensi da tre nobili melegnanesi, vassalli dell’arcivescovo di Milano Anselmo III. La chiesa citata nel documento sarebbe sorta probabilmente intorno al 1040, costruita sui resti della precedente costruzione altomedievale.

Una bolla del 1095 di papa Urbano II cita esplicitamente l’esistenza di un priorato cluniacense a Calvenzano.

Il monastero ebbe in seguito varie vicissitudini, fino alla sua soppressione avvenuta il 20 luglio 1769 per ordine dell’imperatore Giuseppe II quando fu trasformato in cascina e la chiesa, sconsacrata, fu adibita a deposito di formaggi, andando incontro a un rapido degrado.

La chiesa venne restaurata nella seconda metà del XX secolo, per iniziativa della sezione milanese di Italia Nostra e del Rotary Club di Milano-Melegnano.

La basilica, al termine del restauro, è stata riconsacrata dal cardinale Carlo Maria Martini nel 1999 e riconvertita a parrocchia.

La chiesa, di architettura romanica, è posta a nord del centro abitato, lungo la strada Pandina ed è parte dell’agglomerato rurale di Calvenzano, derivato dalla trasformazione dell’antico monastero.

La facciata, a salienti conclusa superiormente da un timpano quattrocentesco, denuncia all’esterno la presenza di tre navate di altezza diversa. Nella sua parte inferiore cinque archi sono indizio della presenza di un nartece, con ogni probabilità solo previsto e mai eseguito; sopra il portale, in alto si apre una serliana affiancata da due finestrelle.

L’arco del portale principale, in pietra di Saltrio, è ornato da un importante ciclo scultoreo romanico, di scuola comasca, databile alla prima metà del XII secolo: in esso sono rappresentate nove scene dell’Infanzia di Gesù.

All’esterno della chiesa altre le decorazioni romaniche sono nel fianco settentrionale e nell’abside maggiore.

L’interno presenta tre navate, terminanti in tre absidi e divise da pilastri di grandezza alternata. Mentre le navate laterali sono coperte da volte a vela, quella maggiore presenta una copertura a capriata di legno; non è da escludersi, vista la presenza di paraste rimaste interrotte, che in origine fosse previsto di coprire anche la navata maggiore con volte in muratura.

Della ricca decorazione ad affresco che un tempo ornava le pareti resta oggi solo la pregevole Incoronazione della Vergine nel catino dell’abside maggiore, risalente alla prima metà del XIV secolo e attribuibile allo stesso autore degli affreschi di Viboldone (forse il fiorentino Giusto de’ Menabuoi).

INFO
Basilica di Santa Maria in Calvenzano

Via della Basilica, 8
20070 Vizzolo Predabissi MI