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Lo stemma del Comune di Sedriano, concesso nel 1939, si rifà probabilmente ad alcune figure araldiche contenute negli stemmi di due famiglie: quello della famiglia Raja, subentrata nel 1916 alla famiglia Borromeo nella proprietà dell’omonimo grande palazzo esistente sul territorio comunale, e quello della famiglia Prandoni, antica proprietaria dell’edificio occupato sin dal 1883 dall’amministrazione del Comune di Sedriano. Dallo stemma della famiglia Raja sono stati ricavati il colore azzurro del fondo del campo e la figura del sole (nello stemma della famiglia Raja il sole era limitato, in verità, ad un solo raggio). Dallo stemma della famiglia Prandoni, invece, è stata ricavata, peraltro con un differente colore, la figura del leone.

Il leone in araldica viene definito come “illeopardito” quando è passante (ossia mentre è nell’atto di passare da un lato all’altro dello scudo) e con la testa di profilo.

Sedriano ha certamente un’origine molto antica, benché non si conosca con certezza il preciso anno di fondazione.

Nei comuni circostanti (Vittuone, Corbetta, Magenta, Santo Stefano) gli archeologi hanno rinvenuto suppellettili di epoca romana (vasi, monete…) che indiano la presenza di nuclei abitativi fin dal I secolo a.C.

Non si deve dimenticare che la nostra zona era attraversata dall’antica strada consolare che collegava Milano alle Gallie e il cui tracciato coincide approssimativamente con quello della Strada Statale n. 11.

La toponomastica attuale ricalca la posizione dei miliari, ossia delle pietre o colonne che segnavano il numero progressivo delle miglia percorse. Paesi come Quarto Cagnino, Quinto Romano e Settimo Milanese erano situati, dunque, rispettivamente a distanza di 4, 5 e 7 miglia romane da Milano.

Secondo alcuni studiosi, presso la Roveda e Sedriano si trovavano il X e l’XI miliare.

È verosimile, pertanto, che il nostro sia sorto come piccolo villaggio romano collocato presso la strada consolare, importante per il transito commerciale e, nei secoli successivi, per quello dei numerosi pellegrini diretti verso i santuari d’Oltralpe.

I Longobardi conquistano la Lombardia

Nell’anno 568 d.C. – che per molti versi rappresenta uno spartiacque nella storia d’Italia – i Longobardi, partiti dalla Pannonia, varcarono le Alpi guidati da re Alboino e conquistarono il Veneto, Milano (569) e Pavia, che divenne capitale del regno (572).

Essi assoggettarono anche le nostre zone, ma la loro religione – l’arianesimo – e la diversità di leggi e costumi non favorirono inizialmente l’integrazione pacifica con le popolazioni sottomesse. In seguito, tuttavia, grazie all’inserimento dei latini in alcune cariche del regno e soprattutto alla conversione al cattolicesimo promossa dalla regina Teodolinda e da papa Gregorio Magno all’inizio del VII secolo, fu raggiunta una maggiore fusione con gli abitanti della penisola.

Per quanto concerne Sedriano, accanto alla verosimile ipotesi di un’origine romana è lecito formulare anche quella di una fondazione ex novo da parte di qualche famiglia longobarda stabilitasi nel fertile territorio non lontano dal Ticino, magari in seguito all’assedio di Milano o di Pavia.

Persistenze longobarde a Sedriano

In ogni caso, disponiamo di alcuni documenti che paiono attestare la presenza di persone discendenti dai Longobardi – e che per giunta vivevano ancora lege Langobardorum – secoli dopo la sconfitta di quel popolo da parte dei Franchi, chiamati in Italia da papa Adriano I (774).

Il primo è il ritrovamento della tomba di un guerriero longobardo, contenente alcuni oggetti appartenuti al defunto (VI- VII secolo d.C.), situata nel campo di San Quirico a Sedriano, dove un tempo sorgeva una chiesa, demolita all’inizio del XVII secolo.

Il secondo documento, risalente al 1020, sancisce la vendita a Donino di Intercurti di alcuni beni posseduti a Traina da parte di Liutulfo di Sedriano: tale nome rivela l’appartenenza ad una famiglia di origine longobarda.

La terza testimonianza risale al 1033, anno in cui Andrea, prete della chiesa di San Sebastiano a Milano, diede in usufrutto ad Andrea del fu Berterico alcuni beni acquistati da lui stesso in quel giorno. Tali possedimenti, consistenti in campi e vigne, erano situati in parte nel nostro territorio. Questo documento, dunque, rivela la presenza di discendenti longobardi a Sedriano, viventi lege Langobardorum, anche nell’XI secolo.

La più antica citazione di Sedriano

Il documento più antico in cui compare una citazione del nostro paese risale al maggio dell’anno 900: si tratta di una disputa di diritto feudale in cui furono chiamati a deporre “Podo de Sateriano” (da interpretare come “Sedriano”) e “Pietro e Teopaldo de Sedriano“.
Vi sono alcune ipotesi riguardo all’origine del toponimo. La prima fa derivare il nome da una famiglia romana insediatasi nel luogo ab antiquo; la seconda dal sostantivo latino sator (seminatore), che indicherebbe la fertilità di queste terre; secondo una terza ipotesi, invece, il gentilizio saterius sarebbe diventato aggettivo (saterianus) con l’aggiunta del suffisso.

Le ultime due, infine, sembrano le meno plausibili: il toponimo di Sedriano deriverebbe da Desiderianum, ossia dal re Desiderio (che secondo tale ipotesi sarebbe il fondatore del borgo), o dal fatto di essere sede longobarda e, pertanto, di religione ariana (sedes Arianorum).

Una precisazione Il concetto storiografico di Medioevo è assai complesso ed è oggetto di differenti interpretazioni: di conseguenza, le sue coordinate cronologiche e temporali sono assai variabili. In questa sede, per ragioni di comodità, con tale termine ci riferiamo al periodo compreso tra il XII e il XV secolo.

Gli antenati illustri

A partire dal XII secolo, nei documenti sono citati personaggi provenienti da Sedriano, che talora raggiunsero una considerevole fama. È questo il caso, ad esempio, di Rogerio da Sedriano, importante notaio che abitò a Milano nella prima metà del XII secolo e che fu presente come giudice in numerose sentenze dell’epoca.

Nel XV secolo, un certo Gabriele da Sedriano si distinse come cesellatore e raggiunse il prestigioso titolo di armaiolo della corte milanese.

Alla fine di quel secolo, visse l’antenato più illustre: si tratta di quel Giovanni da Sedriano, di professione tipografo, che nel 1472 avviò la prima tipografia a Pavia e lì nel 1473 stampò il primo testo. Giovanni dovette essere una persona capace e ricettiva, se si pensa che il primo libro stampato a Milano risale al 1471, ossia soltanto un anno prima dell’impianto pavese, fondato in una data assai precoce.
Il comune dei vicini e il comune dei nobili.

Nel XIII secolo i documenti sul nostro paese sono più numerosi: in quel secolo, tra l’altro, vide la luce l’importante ospedale di Santa Maria alla Roveda, di cui si tratterà in seguito. Nel giugno 1293, i Litta, ricca famiglia milanese che aveva stretto rapporti con Sedriano, furono convocati al cospetto del podestà su richiesta del monastero di Sant’Ambrogio di Milano: essi dovettero garantire di non infastidire il capitolo per i possedimenti che gli abati avevano a Sedriano, Bareggio e dintorni. Nel documento, dunque, compare un ente ecclesiastico come possessore di porzioni di terreno a Sedriano.

Da una carta di poco successiva, risalente al 7 giungo 1297, apprendiamo che anche i monaci del Lentasio disponevano di terre nel nostro comune. La sua importanza risiede nel fatto che sono citati il console (carica equiparabile all’incirca al sindaco attuale) e alcuni vicini di Sedriano (ossia abitanti del vicus, villaggio): la presenza di tali personaggi nella vita politica rivela che alla fine del XIII secolo si era giunti alla piena emancipazione dai diritti feudali nel nostro paese. Le due istituzioni pubbliche del tempo erano, infatti, il comune dei nobili (organismo radunante il console e i nobili) ed il comune dei vicini, la vicinia: ognuno di questi aveva la funzione di salvaguardare gli interessi del ceto che rappresentava.

La vicinia era generalmente convocata nella piazza antistante San Bernardino, che rappresentava il centro storico del paese (mentre San Remigio si trovava su un asse periferico), per esprimere le proprie votazioni su alcune questioni. Essa era formata dai capifamiglia che pagavano le imposte: sappiamo che in quell’epoca i membri più numerosi del comune appartenevano alla famiglia Litta. Progressivamente, si giunse alla fusione delle due istituzioni, in seguito alla scomparsa del comune dei nobili.

Le visite pastorali

Uno strumento importante per lo studio del nostro comune è dato dalle visite pastorali effettuate nei territori della diocesi per volontà di San Carlo Borromeo. Nominato arcivescovo di Milano nel 1565, egli avviò un sistematico processo di riordino della diocesi, il cui strumento principale fu appunto quello delle visite pastorali.

Nel 1567 San Carlo inviò un suo legato, padre Leonetto Chiavone, nella pieve di Corbetta, a cui Sedriano faceva capo. Dagli atti inerenti il nostro paese, si apprende che esistevano quattro chiese e due oratori.

La parrocchiale San Remigio, definita “antica”, era lunga 20 braccia e larga 15 (=11 e 9 metri) ed era sprovvista di sacrestia e campanile. Quest’ultimo dovette essere edificato in breve tempo per disposizione arcivescovile, poiché risulta esistente nel 1603, anno della visita di Federico Borromeo, cugino e successore di San Carlo. Nella parrocchiale si trovavano, oltre all’altare maggiore, uno dedicato a Sant’Ambrogio e uno a Santa Maria.

Di costruzione moderna, San Bernardino era grande all’incirca quanto San Remigio, dotata di campanile e di sei cappelle laterali.
A San Quirico, piccola chiesa collocata in aperta campagna, non si celebrava la messa da tempo: in ragione delle sue condizioni precarie, dunque, si ordinò di abbatterla e di traslare le reliquie in San Remigio.

Presso l’antico ospedale della Roveda si ergeva la chiesa di Santa Maria, strettamente legata alla pia istituzione gestita dagli Umiliati. L’edificio attuale, dedicato alla Madonna Addolorata, è frutto di numerosi rimaneggiamenti e si presenta con veste settecentesca.
Gli altri due oratori erano situati presso due cascine distanti dal centro del paese. Il primo, consacrato a San Michele, si trovava presso la cascina De Vinci e non poteva vantare un’origine molto antica, poiché mancava dal citato scritto di Goffredo da Bussero. Il secondo, dedicato a San Martino, era annesso alla cascina di Gerolamo Casati, che va forse identificata con la cascina Legoratta.

Federico Borromeo visita Sedriano

La visita pastorale di Federico Borromeo a Sedriano, compiuta nel 1603, registra alcune recenti modifiche concernenti la parrocchiale di San Remigio, le cui dimensioni restavano comunque insufficienti rispetto al numero dei fedeli.

In un ristretto arco di anni alla fine del XVI secolo, dunque, erano state apportate importanti variazioni all’antico edificio. La principale novità aveva riguardato il cambio di orientamento della chiesa, che era stata volta ad occidente – ossia con ingresso a est – verso il nucleo storico del paese.

Prima di allora, l’abside di san Remigio era situata a est e l’entrata a ovest, secondo antica consuetudine: ciò è un ulteriore prova che fu edificata autonomamente rispetto al borgo preesistente.

In ottemperanza alle volontà borromaiche, inoltre, erano stati aggiunti il campanile, la sacrestia e il battistero. Tutti questi provvedimenti erano stati emanati al fine di conferire a San Remigio quella centralità e forte connotazione di chiesa parrocchiale che prima non possedeva.

La peste, le guerre e le calamità naturali

Il XVII secolo si aprì con un periodo di guerre, carestie e pestilenze, culminante con la grande peste del 1629-1630 descritta da Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi”.

Benché non se ne conosca l’esatta entità, anche a Sedriano la peste seminò numerose vittime. La cartografia settecentesca rivela l’esistenza di un lazzaretto oggi scomparso, che si trovava in aperta campagna, in un’area non distante dalle cascine Malpaga e Magna, dove era stata eretta una cappelletta, demolita alcuni anni fa.

Tale lazzaretto era sorto grazie alla generosità di un certo Giovan Battista Cabiati, il quale aveva donato alla comunità un suo campo su cui si potessero edificare le capanne di paglia per ospitare gli appestati. L’area era sorvegliata da vigilanti, che dovevano accertarsi che nessun malato fuggisse. Le forze dell’ordine, invece, prestavano servizio lungo le principali vie di accesso al paese – che erano comunque chiuse da steccati in legno – controllando il transito di uomini e merci.

Nel 1631 la popolazione sedrianese si trovò a fare i conti con le conseguenze della grave pestilenza; vesti, carte e vari oggetti furono bruciati per timore che fossero contaminati. Il clima di sfiducia bloccò anche l’amministrazione della cosa pubblica e nel 1634, al momento di nominare i due nuovi consoli e i due procuratori, non si trovarono i candidati.

Nel 1629 e nel 1653 si abbatterono sul territorio due tempeste così violente da compromettere definitivamente il raccolto: sugli strati più bassi della società, dunque, stremati dalle pestilenze, infierì in quegli anni anche il clima avverso. A ciò va aggiunto anche il continuo passaggio di truppe, che provocava danni ingenti alle colture e alle famiglie stesse, che per legge avevano l’obbligo di fornire ospitalità ai militari.

Il rischio di infeudamento

Intorno alla metà del secolo, il nostro paese visse altri momenti drammatici quando rischiò di essere infeudato, ossia venduto a qualche nobile. Nel 1647, infatti, il re Filippo IV di Spagna aveva ordinato al governatore di Milano di vendere tutti i territori della zona non ancora infeudati, al fine di impinguare le magre casse statali.

Nel 1650 furono pubblicamente messe all’asta le terre della pieve di Corbetta.

Sedriano riuscì a sottrarsi all’infeudazione in cambio del pagamento di lire 30 per ogni nucleo famigliare residente nel comune (all’epoca erano 67). Tale somma venne versata nelle casse statali dai procuratori sedrianesi in quello stesso anno. La vicenda si concluse, dunque, con uno stato di fatto: il paese rimase ancora sotto il dominio spagnolo senza l’ingombrante presenza di un feudatario.

Gli Asburgo in Lombardia

Nel 1706 le truppe austriache occuparono la Lombardia, ponendo fine al lungo dominio spagnolo, iniziato nel 1535.

In materia di politica fiscale, gli Asburgo promossero delle riforme per ridurre i secolari privilegi goduti dalla nobiltà milanese: lo strumento principale di cui si servirono fu la creazione di un catasto volto a verificare i beni realmente posseduti da quelle famiglie e a certificarne l’effettivo valore. Le prime rilevazioni furono avviate da Carlo VI d’Asburgo, padre di Maria Teresa, tra il 1718 e il 1725.
L’agricoltura sedrianese.

 I nuovi possidenti terrieri

Per quanto concerne Sedriano, le indagini catastali vennero effettuate nel 1722. Il quadro che emerge dal censimento è ancora quello di un paese con una forte connotazione rurale: l’agricoltura, del resto, rappresentava la principale risorsa fin dal Medioevo.
Nel Settecento, grazie al miglioramento delle tecniche e all’introduzione di nuove colture (mais), la produttività in quel campo aumentò sensibilmente. La maggioranza degli appezzamenti sedrianesi erano “a vigna”: accanto ai cereali, cioè, era coltivata a filari la vite. Le aree boschive e i terreni incolti occupavano una percentuale esigua. All’intera comunità sedrianese appartenevano 9 pertiche di terreno destinate al pascolo.

Il contratto agrario più comunemente praticato all’epoca era la mezzadria, in base alla quale i prodotti e gli utili venivano divisi tra il proprietario e il colono. Nel XVIII secolo si affacciarono sulla scena sedrianese nuovi nomi di famiglie possidenti: i Simonetta, i Borromeo, i Gallarati alla Roveda.. Non tutti, comunque, erano nobili: taluni, come il Pizzoli ad esempio, appartenevano alla classe borghese allora in piena ascesa.

Le ville

Nel Settecento vi era l’usanza tra i nobili milanesi di trascorrere lunghi periodi di villeggiatura nella campagna lombarda, non tanto per coltivare gli ozi, quanto soprattutto per controllare le proprietà terriere e la loro effettiva produttività. Essi promossero generalmente l’edificazione di ville più o meno lussuose, che divenivano così presenze tangibili della loro potenza sul territorio (splendido è l’esempio di Corbetta).

Sedriano non si sottrasse a questa prassi: seppur molto rimaneggiate – anzi, spesso trasformate in edifici popolari – sono visibili ancor oggi le maestose ville di quei nobili. Le principali nella prima metà del secolo erano quelle dei Borromeo, di Agostino Pezzoli e dei Gallarati alla Riveda; secondarie, ma pur sempre importanti, erano quelle dei Fagnani, Cornaggia, Borri e Simonetta.

L’aspetto di Sedriano nel Settecento

L’aspetto della Sedriano dell’epoca era comune a quello dei paesi limitrofi: il centro storico era costituito dalle corti, generalmente comunicanti tra loro e tutte provviste di granai, stalle, orti… In esse i contadini tenevano in deposito anche il necessario per il lavoro nei campi (carri, attrezzi, buoi…).

Gli edifici erano generalmente a ballatoio e disposti su due piani, con la cucina al piano terra e le camere a quello superiore. È superfluo ricordare che l’arredamento era essenziale; il camino si trovava in casa, mentre acqua e servizi igienici erano esterni.

Le numerose cascine che costellavano la campagna sedrianese presentavano una tipologia simile a quelle urbane. Il paese, sorto inizialmente lungo la romana strada consolare, tendeva ormai a svilupparsi verso l’interno, al cui centro vi era la chiesa di San Bernardino.

Mutamenti nell’economia

Nel XIX secolo vi furono alcuni mutamenti nell’economia sedrianese. In primo luogo, come corrispettivo dell’affitto dei campi, i coloni cominciarono a versare denaro al padrone, anziché i prodotti della terra e la loro manodopera.

Il nostro territorio era così diviso: l’80% era costituito da vigne, il 12% da aratori ed il restante 8% da prati e boschi. Tra il Settecento e l’Ottocento si intensificò la coltivazione del gelso, che procedeva parallela con l’incremento della bachicoltura. I prodotti agricoli più importanti a Sedriano erano la foglia del gelso, l’uva, il frumento e il granoturco. La rotazione agraria era effettuata ogni 2 anni: nel primo anno si coltivava il frumento, nel secondo il granoturco.

L’agricoltura mantenne il primato assoluto fra le voci dell’economia del paese almeno fino alla fine del secolo, quando fu impiantata una filanda per la lavorazione dei bozzoli: vi lavoravano 124 donne (di cui 27 erano sotto i 15 anni) e 2 maschi. Proprietario del complesso era Leopoldo Cova, membro di una famiglia che commerciava seta e possedeva fabbriche in numerosi centri della Lombardia, da Magenta a Cremona, da Arluno a Caravaggio.

Il clero sedrianese

Fino al 1838 a Sedriano era sempre esistito un unico sacerdote con mansioni di cura d’anime della comunità: questo ruolo era svolto dal parroco, che risiedeva presso San Remigio. Gli altri preti presenti sul territorio erano cappellani: tra i loro compiti, dunque, non vi era quello di confessare o celebrare la messa per i parrocchiani; essi erano vincolati, infatti, ad una famiglia abbiente che li manteneva.
Tale prassi si era diffusa ab antiquo. I cittadini facoltosi, in maggioranza nobili, con i loro lasciti contribuivano a decorare cappelle e altari nelle chiese: tali legati consistevano in fondi o case che servivano per provvedere agli arredi della cappella e a mantenere il sacerdote, che celebrava messe in suffragio del donatore. Presso San Bernardino esistevano cappellanie fin dal Seicento su cui i Cornaggia e i Borri esercitavano lo iuspatronato e, dunque, il diritto di nominare il sacerdote.

A causa dell’incremento demografico (ammontante a circa 1500 abitanti negli anni trenta) e dell’espansione del paese – diviso tra un centro storico e numerose cascine distribuite sul territorio circostante – il parroco sedrianese procedeva con difficoltà nel suo ministero e necessitava dell’ausilio di un altro sacerdote. L’occasione propizia per l’istituzione della figura del coadiutore si presentò nel 1838 quando, estinguendosi la famiglia Borri, si rese vacante la cappellania in San Bernardino: don Carlo Sertora fu dunque nominato primo coadiutore di Sedriano.

La battaglia di Magenta (1859)

Il nostro paese ebbe a subire ingenti danni in conseguenza della celebre battaglia di Magenta, che ebbe luogo il 4 giugno 1859: il transito di truppe franco-piemontesi e asburgiche, infatti, provocò devastazioni al raccolto e alle abitazioni. Un sopralluogo di alcuni funzionari stimò il danno in 2325 lire austriache. Numerose furono le richieste di risarcimento presentate da vari enti e famiglie sedrianesi.

Il Comune

In quello stesso 1859 fu emanata una legge sull’ordinamento dei comuni: ognuno doveva avere un consiglio e una giunta, un segretario ed un ufficio comunale. Sedriano contava poco più di 2000 abitanti e la giunta era dunque composta soltanto da cinque membri: il sindaco – che, nominato dal re, restava in carica 3 anni -, due assessori e due supplenti. Il consiglio del nostro comune era costituito da quindici membri, eletti dai cittadini con diritto di voto(che erano una ristretta fascia della popolazione).

Crescita demografica e nuove esigenze

Dal censimento dei fabbricati effettuato dopo la metà del secolo, si apprende che il paese si presentava ancora con una marcata veste agricola. Si era registrato anche un certo incremento demografico e, di conseguenza, un aumento degli affitti delle case.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento cominciò a svolgersi il mercato settimanale e si fissò lo svolgimento di due fiere l’anno, il secondo lunedì di marzo e il 7 novembre.

Nel 1884 la Giunta Municipale, dopo aver acquistato nel 1882 casa Lovati, provvide a ristrutturarla per adibirla ad uso scolastico, essendo fatiscente il vecchio edificio con quella funzione. Nonostante il sussidio governativo, a causa delle ingenti spese fu stabilito un aumento della sovrimposta comunale, al fine di colmare le gravi perdite.

Nel 1880 la popolazione salì a 2462 unità ed anche il cimitero cominciò ad essere insufficiente, tanto che alcuni sedrianesi si trovarono ad essere sepolti nei cimiteri limitrofi. In quell’anno, dunque, si provvide ad ampliare il camposanto e ad edificare una nuova cappella.

1879: arriva il “Gamba de legn”

Il 1879 rappresenta uno spartiacque nella storia della nostra zona: il giorno 8 agosto di quell’anno, infatti, il celebre “Gamba de legn” effettuò la sua prima corsa. Nel settembre dell’anno precedente, il Consiglio Provinciale di Milano aveva concesso alla Società Anonima del Tramway Milano/Magenta, Sedriano/Cuggiono/Castano di predisporre un Tramvai a vapore lungo la Strada Provinciale Vercellese da Milano a Magenta e Provinciale Sussidiaria per Turbigo, da Sedriano a Castano.

Il “Gamba de legn” ebbe l’effetto di ridurre le distanze fra un paese e l’altro, ma non soltanto fisicamente: attraverso questo nuovo mezzo, infatti, le persone, tendenzialmente chiusi in un certo campanilistico isolamento, iniziarono a sentirsi maggiormente vicini agli abitanti dei paese limitrofi.

Gli scioperi dei lavoratori

Gli ultimi decenni del Cinquecento furono segnati dai primi moti popolari e dagli scioperi di contadini e operai volti a migliorare le proprie condizioni lavorative. Nel 1899 a Milano fu raggiunto il culmine della rivolta, soffocata violentemente dal generale Bava Beccaris, che diede l’ordine di sparare sulla folla.

Per riflesso, anche a Sedriano si fece evidente l’insoddisfazione delle classi meno abbienti: le autorità locali risposero al dilagante malcontento con un incremento dei controlli ed imposero il divieto di riunioni che potevano sembrare sovversive.

Nel 1899 numerosi paesi della zona si misero in sciopero, commettendo atti vandalici e saccheggiando le residenze nobiliari. In quello stesso anno, a Sedriano le filatrici si astennero per una mezza giornata dal lavoro, lamentando di essere continuamente ingiuriate e maltrattate dal direttore della fabbrica. Grazie all’intervento persuasivo delle autorità, esse ripresero a lavorare, ma il direttore fu esortato ad assumere un contegno più rispettoso.

COSA VEDERE

Chiesa parrocchiale San Remigio

La chiesa parrocchiale di San Remigio di Sedriano ha origini piuttosto antiche.

L’attuale struttura è infatti stata costruita dopo la demolizione della precedente chiesa che aveva probabilmente origini medioevali.
Dopo l’ingrandimento del paese, infatti, si decise di abbattere l’antica chiesa e di ricostruire l’attuale, la cui prima pietra è stata posta il 7 ottobre 1962, venendo ufficialmente consacrata il 16 maggio 1969.

L’edificio oggi visibile si presenta in forme moderne, con struttura a capanna decorata con pietre grezze a piastrelle a vista, mentre l’elemento più caratteristico è indubbiamente il campanile, stondato, visibile in prospettiva anche dal vicino paese di Vittuone.
[da wikipedia]

INFO
Chiesa parrocchiale San Remigio

Via Magenta, 4
20018 Sedriano MI

Oratorio di San Bernardino

L’Oratorio di San Bernardino è una costruzione tra le più antiche di Sedriano: risale al Quattrocento e probabilmente al periodo immediatamente precedente al 1450, l’anno di canonizzazione del frate predicatore senese, e quindi, anno in cui l’edificio era già stato eretto e consacrato.

Nel 1508 e nel 1516 vennero apportate delle modifiche alla struttura architettonica della chiesa, il tutto con il denaro elargito dai cittadini devoti. L’Oratorio di San Bernardino, infatti, venne fortemente voluto sin dalla sua progettazione proprio dai fedeli di Sedriano, e non solo dalle autorità ecclesiastiche, il che fa di tale struttura un raro caso nel quale la devozione è stata sufficiente all’edificazione di una chiesa e alla sua manutenzione nei secoli, senza particolari munificenze private.

Dell’edificio quattrocentesco rimangono a oggi solo il campanile e l’abside, mentre il resto della chiesa è stato completamente ricostruito nella seconda metà del XVI secolo. L’Oratorio di San Bernardino è di piccole dimensioni. La facciata, molto semplice, è a capanna e si presenta spoglia di decorazioni, elemento importante se rapportato all’interno dove si trovano numerosi dipinti, tutti risalenti all’epoca di costruzione dell’edificio.

INFO
Oratorio di San Bernardino

Via Edmondo de Amicis
20018 Sedriano MI

Chiesa di Santa Maria alla Roveda

La chiesa di Santa Maria alla Roveda è una delle poche chiese antiche rimaste intatte nei secoli sul territorio comunale di Sedriano.
Già citata come luogo di culto da
Goffredo da Bussero (XIII secolo) nel suo Liber notitiae sanctorum Mediolani con il nome Oratorio della Madonna Addolorata, la struttura originaria risaliva al Medioevo e certamente venne ricostruita durante l’epoca rinascimentale. In epoca antica, la chiesetta di Santa Maria era annessa all’ospedale del Rovedeo, istituito dal prevosto di Corbetta, Pietro Villano, struttura che sorgeva appunto nei pressi di quest’area. L’attuale edificio si presenta come una struttura di ridotte dimensioni, a pianta unica, con facciata decorata con lesene e timpano di stile barocco, essendo stato l’edificio ricostruito interamente nel 1775. In essa sono conservate le spoglie di San Massimo.

INFO
Chiesa di Santa Maria alla Roveda

Via S. Massimo
20018 Sedriano MI

Palazzo Borromeo Arese

Risalente alla seconda metà del Cinquecento, il palazzo venne fatto costruire dalla famiglia dei conti Visconti di Brignano ai quali rimase sino alla morte del conte Marco Antonio, nel 1716. Questi lasciò il palazzo e altri beni in legato testamentario a una sua parente, la contessa Clelia Grillo, la quale aveva a sua volta sposato il conte Giovanni Benedetto Borromeo Arese alla cui famiglia il palazzo passò. La stessa contessa Grillo, dopo una serie di contrasti col figlio Renato III, visse stabilmente nel palazzo anziché nella residenza del marito a Milano a partire dalla metà del Settecento sino alla sua morte nel 1777 a causa delle sue simpatie politiche filo-spagnole, particolarmente invise al governo austriaco di Maria Teresa.

La famiglia Borromeo Arese rimase proprietaria dello stabile sino agli anni venti del Novecento quando il conte Giberto decise di vendere l’intera proprietà, facendo trasferire il mobilio e le opere in esso contenute nel suo palazzo di Cesano Maderno. Il fabbricato sedrianese venne venduto a privati e quindi frazionato.

Posto nel centro storico del paese, anche se rimaneggiato nel tempo e tutt’oggi frazionato nei suoi ambienti interni, il palazzo conserva un bel portone in pietra originale, passato il quale si apre un magnifico porticato voltato a colonne. Molti locali interni sono a volta o cassettonati e decorati con motivi floreali o allegorici. Documenti del Settecento descrivono anche una piccola cappella padronale al suo interno, oggi non più presente.

Al palazzo era abbinato un enorme parco, con piante di molte specie, statue e un laghetto, ma venne frazionato anch’esso a partire dagli anni cinquanta del Novecento.

INFO
Palazzo Borromeo Arese

Piazza Repubblica
20018 Sedriano MI