San Giuliano Milanese è un comune posto a 11 Km. da Milano, in zona sud-est lungo la Via Emilia. Il territorio ha una superficie di 32 km quadrati circa ed è composto da frazioni, dal passato glorioso: Viboldone (sede di una famosa Abbazia romanica del 1176-1348 ), Zivido (teatro dell’importante Battaglia dei Giganti, 1515), Borgolombardo, Sesto Ulteriano, Mezzano, e ancora Cologno, Pedriano, Carpianello, sedi di antichi e ben conservati nuclei cascinali.La strada, ora conosciuta come Via Emilia, dal nome del console romano che la fece costruire, attraversa tutto il territorio comunale e reca testimonianze archeologiche un po’ ovunque, ma principalmente nella necropoli rinvenuta alla fine dell’800 nella sopraccitata Mezzano, dove vi sono resti gallo – romani. La presenza romana ancora oggi si nota essenzialmente nell’organizzazione agricola che essi seppero dare con la costruzione di un reticolo di canali atti a bonificare gli acquitrini e le bassure del Lambro.
Un ulteriore e ingente lavoro di ingegneria agricola portò, a partire dal XI sec. d.C. alla nascita delle famose marcite e dei fontanili , utilizzati ancora oggi nelle nostre campagne. Queste opere, altamente innovative per l’epoca, furono realizzate da un gruppo di Frati Umiliati che si insediarono a Vico Boldonis (Viboldone) nel 1176 e stipularono un accordo con il prevosto parroco di S. Giuliano per la costruzione di una loro chiesa: l’Abbazia di Viboldone, dedicata ai Santi Pietro e Paolo. Fu questa una delle prime Case dell’Ordine e certamente una delle più celebri degli Umiliati, poiché rappresenta un esempio caratteristico del ricco complesso conventuale Humiliatorum. Il movimento degli Umiliati va inquadrato nel complesso dei movimenti pauperistici che si svilupparono a Milano nel XI e XII secolo. Sposarono una condotta di vita a metà strada tra gli agostiniani e i benedettini, perdendo però nei secoli l’originario spirito evangelico, tanto da meritare nel 1571 la scomunica papale, che ne sanciva lo scioglimento a causa del decadimento degli ideali morali. L’abbazia a quel tempo era proprietaria di gran parte dei terreni di San Giuliano posti alla destra della Via Emilia. Seguirono passaggi vari e oscuri, sino a quando, dopo il XIII sec., queste terre passarono in mano alla nobile famiglia guelfa dei Brivio.
I Brivio divennero presto i possessori di tutte le terre poste tra la strada romana e il Lambro, da San Donato sino a Melegnano. Trasformarono nel XVII un’arcigna rocca, eretta dal Comune di Milano a difesa del confine milanese sul Lambro, nella loro ricca e sfarzosa dimora estiva che ancora oggi conserva la medesima, solenne atmosfera. Il periodo aureo della famiglia corre, infatti, tra il XV e il XVII secolo, quando alcuni dei suoi membri furono insigniti delle più alte cariche dello Stato milanese. La costante fedeltà dei Brivio alle arti del ducato milanese fu premiata con la concessione di abbinare il casato degli Sforza a quello dei Brivio, che da allora si chiamano Brivio – Sforza.
Fu proprio sulle terre degli Sforza che ebbe a svolgersi la terrificante “Battaglia dei Giganti”, causata dalle pretese dinastiche di Francesco I, re di Francia, sul ducato di Milano. Dopo aver approntato un poderoso esercito, il re dei francesi entrò a San Giuliano il 12 Settembre 1515, dando fuoco a tutte le case poste sul suo cammino, per poi ritirarsi dietro l’approntata linea difensiva, il cui quartiere generale era nella cascina di Santa Brera. A contrastare le armate francesi vi furono le truppe svizzere assoldate da Massimiliano Sforza, duca di Milano: 10.000 mercenari che si attestarono a San Giuliano, ancora fumante per la distruzione subita. La battaglia provocò circa 12.000 vittime e si meritò l’appellativo di Battaglia dei Giganti, dalla storica frase del Maresciallo Trivulzio” …Non di uomini ma di giganti…”, riferita ai soldati che si batterono fra loro in quei giorni.
Il ducato di Milano passò così alla Francia, mentre per gli svizzeri la pesante sconfitta segnò l’inizio della neutralità bellica, tuttora mantenuta. Sui campi di battaglia sorsero diversi luoghi di culto per onorare i caduti, visitabili ancora oggi: Cascina Occhiò ospita infatti un’antica chiesetta costruita sopra un tumulo di resti umani. Anche Mezzano, nella cappelletta – ossario posta a fianco della suggestiva chiesa di Santa Maria della Neve, custodisce numerose spoglie dei caduti. La cripta della splendida chiesa di Zivido, infine, accoglie la maggior parte dei corpi tanto da ospitare ogni anno, nella 2°domenica di Settembre, la rievocazione storica della Battaglia di Marignano, manifestazione a cui partecipano, tra gli altri, insigni rappresentanti istituzionali francesi e svizzeri.
Tra il XVII e il XVIII secolo le terre sangiulianesi diventarono un feudo di diverse famiglie, mentre gli avvenimenti storici milanesi si ripercuotevano nel bene e nel male sulla vicina San Giuliano. Testimoniano gli archivi storici che la città, sorgendo a lato della via Emilia, vide infatti sfilare nei secoli cortei ed ambascerie varie, che si fermarono a Viboldone prima di entrare in Milano: papi e re, ministri e uomini di stato, e, purtroppo, i tanti eserciti, che depredarono case e botteghe, da Napoleone Bonaparte nel 1796 alle milizie tedesche nel 1943-45. Non è perciò un caso che alla Guerra di Liberazione abbia partecipato un alto numero di sangiulianesi, morti nei campi di concentramento in Germania, il cui ricordo e sacrificio è viva testimonianza del valore della pace.
(Fonte delle notizie contenute in questa sezione è il libro “San Giuliano Milanese: una storia da raccontare” di Luciano Previato)
COSA VEDERE
Rocca Brivio
Rocca Brivio è un palazzo nobiliare di campagna, sito nei pressi del fiume Lambro nel territorio comunale di San Giuliano Milanese.
Sul sito della Rocca sorgeva fin dal Medioevo un castello, posto in posizione dominante a guardia della strada da Milano a Lodi.
Nel Cinquecento il castello divenne proprietà dei marchesi Brivio; fu Luigi Brivio che intorno al 1680 lo fece abbattere, costruendo sulle sue fondamenta il palazzo nelle sue forme definitive, il quale pur conservando il nome di «rocca» perse ogni funzione difensiva.
La Rocca è posta in aperta campagna, su un piccolo rilievo in posizione dominante la valle fluviale del Lambro.
Ha pianta in forma di «L», con il lato maggiore – al centro del quale si apre il portale d’ingresso – rivolto verso ovest e il lato minore rivolto verso nord. I due lati dell’edificio disegnano un cortile interno porticato, chiuso sul lato est da una loggia a tre arcate e aperto sul lato sud verso il giardino. All’angolo nord-ovest sorge la cappella gentilizia.
Le facciate esterne, di aspetto severo, sono in mattoni a vista; essi, sporgendo, disegnano gli elementi decorativi (cornici delle finestre, lesene bugnate, modanature) creando un forte effetto di chiaroscuro.
Gli interni, ad eccezione della cappella, sono privi di decorazioni.
INFO
Rocca Brivio
Via Rocca Brivio, 10
20098 San Giuliano Milanese MI
Castello di Zivido
Denominata castello dalla tradizione locale, l’antica residenza dei marchesi Brivio a Zivido è da più voci ritenuta, ma senza alcuna conferma di tipo documentario, già proprietà di quei Della Torre, che, rivali dei Visconti, a questi si sostituirono, nel 1302, al governo di Milano.
Essendo, ormai, l’aspetto iniziale dell’intero edificio molto alterato da trasformazioni susseguitesi nei secoli, ben poco rimane di quello che si vorrebbe trecentesco: cioè, almeno parte della torre quadrangolare, attorno alla quale, al Quattrocento e al Cinquecento devono risalire i corpi di fabbrica circostanti, tutti poi notevolmente rimaneggiati; dalle due corti, così formatesi, la minore, delimitata da semplice parete muraria di chiusura, prospetta sulla via, mentre la maggiore è rivolta a ovest, verso la via Emilia.
Rispetto alla grande maglia di castelli ducali viscontei, Zivido poteva appartenere alla rete, minore e meno organica, ma pur sempre utilizzabile, costituita da castelli feudali, o, comunque, privati.
Questi, infatti, comportavano almeno due vantaggi, rispettivamente nei periodi di pace e di guerra. Durante i primi, potevano, infatti, garantire l’ordine in tutto il territorio, che il potere centrale non sarebbe stato in grado di mantenere con le sue sole forze, tenuto conto anche della lentezza nel trasferire le milizie, a piedi, o dell’eccessiva spesa di queste, specie se dovevano affrontare problemi locali, come, ad esempio, il brigantaggio. In tempo di guerra, e nel particolare caso di invasione, questa rete di castelli poteva contrastare, o quanto meno rallentare, l’avanzata nemica, sia se eccezionalmente presidiati da forze regolari, sia per le forze locali, che si presumevano solidali col potere centrale, a causa della reciproca convivenza.
Più tardi, in effetti, nel 1515 e nel corso della battaglia dei Giganti, il castello di Zivido sarà quasi completamente distrutto, come da tradizione ormai accettata da tutti gli studiosi.
Oltre alla torre, l’incendio che fu allora appiccato dovette risparmiare anche, almeno in parte, alcuni fra i corpi di fabbrica aggiunti, come sembra, nel Quattrocento: a questo secolo, gli studiosi hanno riferito, in particolare, anche alcuni avanzi di un porticato, già aperto sulla corte maggiore a ovest. Ma, poiché il castello fu ricostruito il secolo seguente, è molto difficile, allo stato attuale, distinguere le fabbriche iniziali da quelle, a loro volta, rispettivamente quattro e cinquecentesche. Nel contempo, l’indagine delle strutture in alzato sembra svelare, allo stato attuale delle ricerche, una ristrutturazione attuata nel Cinquecento di notevole vastità, data la pressoché continua omogeneità dei materiali costruttivi (in particolare, dei mattoni e delle malte).
Se già dal 22 giugno 1251 è menzionata, nel borgo di Zivido, la presenza dei Brivio, mancano, purtroppo altre notizie relative non solo al castello, ma anche al passaggio di proprietà alla medesima famiglia, sino al documento citato dagli studiosi, in data 9 luglio 1575. Secondo quanto sarà affermato nel 1583, alla data doveva risalire un istrumento rogato dal notaio Giovanni Battista Bombello, per cui la “casa da gentilhuomo” nel luogo di Zivido, con il suo “castelletto”, già acquistata dal massaro Capponi (forse lo stesso coinvolto nella lite per la chiesetta di S. Maria della Natività “di Settembre”) era sottoposta all’eredità della famiglia Brivio.
Già ristrutturato, e non più allo stato di rovina, doveva essere il castello nel 1575, quando era distinta la “casa da gentilhuomo” dal “castelletto”. L’antica destinazione, cioè, si era ormai trasformata, come di consueto nelle architetture fortificate, essendosene altresì conclusa la destinazione difensiva: con intenti simili era riadattato, ugualmente nella pianura intorno a Zivido, anche il castello di Melegnano, donato dal duca Francesco II Sforza nel 1532 al Medeghino, ma anteriormente sin dal 1513, da Massimiliano Sforza altresì accordato, quale feudo, proprio alla medesima casata dei Brivio.
Come nella residenza di Melegnano, anche quanto restava del castello agreste di Zivido fu allora rielaborato, nella trasformazione a residenza di campagna, quindi sistematicamente assimilato in un progetto architettonico cinquecentesco: probabilmente nuova rispetto alla preesistenza dovette essere quella regolare scansione spaziale che ne seguì, variamente articolata nei corpi di fabbrica costituenti il castello.
In tempi recenti, nel 1982 la famiglia proprietaria donava il castello a suore che, attualmente, ne gestiscono un asilo infantile. Diversi sono, così, gli interventi minori i quali, legati a tale destinazione, rendono poco visibili, anche ai fini dello studio, varie parti del castello.
Questo non è che uno dei tanti problemi inerenti al notevole stato di degrado in cui si trova, attualmente, il castello di Zivido: vale a dire una situazione che contribuisce ad accentuare le difficoltà di uno studio relativo agli affreschi.
[di G.B.Sannazzaro da “Zivido, mille anni di storia. Dall’alto medioevo alla battaglia dei giganti”, pp.158, 159-160, 163, 167, Associazione Culturale Zivido, 1994]
INFO
Castello di Zivido
Piazza Brivio-Sforza
20098 San Giuliano Milanese