Cassina del Pero è il nome antico di Pero, una località della valle dell’Olona situata ai margini di una antica strada romana del Verbano, il cui tracciato è oggi in parte quello della via Sempione. Possiamo ricostruire le vicende antiche di Pero attraverso la storia del feudo di Trenno, di cui Pero faceva parte. Nel 1658 il feudo fu assegnato a Camillo Melzi al quale il Re Filippo IV concesse il titolo di Conte di Trenno nel 1660. In seguito all’estinzione della casa Melzi per mancanza di eredi maschi il feudo passò al Conte Cesare Monti figlio di Maria Melzi, figlia di Camillo. Anche la famiglia Monti si estinse e il feudo fu devoluto alla Camera nel 1774.
Il più antico documento finora conosciuto, dove per la prima volta si fa esplicito riferimento a Pero, è una pergamena del 12 Febbraio 926, in cui si parla di un vigneto a Pero. A quell’epoca il centro di Pero doveva essere soltanto un grande cascinale agricolo dove si producevano riso, cereali e fieno; doveva essere notevole anche la coltivazione della frutta: da qui, forse, il nome Cassina del Pero. Sull’origine del nome però c’è anche un’altra ipotesi. Pero infatti era la prima località posta lungo la strada che da Milano si dirigeva verso le rive del lago Maggiore, quindi il suo nome potrebbe significare anche “per la strada”, secondo un’espressione degli antichi Reti. La denominazione Pero, deliberata dal Consiglio Comunale di Cassina del Pero il 29 Aprile 1894, è stata accolta da Umberto I, Re d’Italia, il 23 Dicembre 1894.
Circolate, Cerziate, Serchiate: sono i vari modi in cui il nome Cerchiate compare nei documenti che ne testimoniano la presenza.
Cerchiate era un antico possedimento delle Benedettine del Monastero di San Maurizio – o Maggiore – di Milano, il più importante dei sette monasteri femminili di questa città. Le testimonianze che riguardano Cerchiate perciò sono alquanto numerose, legate proprio all’importanza del Monastero e alla durata dei suoi possedimenti. Uno fra i documenti più antichi di cui siamo a conoscenza, è del 29 Luglio 1148. In questo il Pontefice Eugenio III conferma alla Badessa del Monastero Maggiore tutti i beni e i diritti che le monache godevano su diverse Chiese e su diverse Corti, tra cui è ricordata quella di Circolate, oggi Cerchiate. Altri documenti testimoniano i diritti di proprietà di un bosco di Cerchiate da parte della Badessa del Monastero Maggiore, e il suo diritto a usare liberamente “le acque del fiume Olona in territorio di Cerchiate”: acque necessarie per irrigare i campi e far funzionare il mulino del monastero, dove c’era anche un torchio. Delle costruzioni del monastero Maggiore esistono testimonianze ancora oggi nella grande cascina che si affaccia sulla Piazza Roma.
Anche sull’origine del nome di Cerchiate non ci sono riconoscimenti unanimi: alcuni studiosi infatti lo associano ai termini quercula o cercula, con il significato di quercia, boschi di cui era ricco il territorio. Altri invece lo associano all’espressione de petra Cergiate, che potrebbe essere la pietra cerchiata, cioè rotonda, dei mulini, con riferimento al mulino del monastero.
Cerchiate e Pero furono due Comuni autonomi l’uno dall’altro fino al 13 Maggio 1928, quando Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, decise l’aggregazione del Comune di Cerchiate al Comune di Pero, nonostante il dissenso degli abitanti, che ne chiedevano la fusione con Rho.
Il territorio di Pero, vicino alla città di Milano, ricco di acque, attraversato dal fiume Olona e dalla via Sempione: i destini di questo piccolo comune stanno tutti qui, all’interno di queste caratteristiche che segnano le sue risorse e i suoi problemi.
Dai tempi in cui il territorio era possedimento del Conte di Trenno e del Monastero Maggiore, fino ai giorni nostri, il territorio di Pero fornisce alla città di Milano ciò di cui i suoi cittadini hanno bisogno: i prodotti dei boschi e della campagna, i mattoni delle fornaci nei tempi più antichi; le autostrade, il petrolio della raffineria e i prodotti delle industrie nella seconda metà del novecento; le possibilità di commercio e nuovo sviluppo negli anni duemila.
Da questa vicinanza Pero ricava benefici e problemi, infatti ha accesso a tutti i servizi offerti dalla grande città (scuole, università, ospedali, luoghi per il lavoro, il commercio, la cultura e il tempo libero), e nello stesso tempo risente della pressione di Milano per l’insediamento di attività non proprio pregiate, quali gli impianti per lo smaltimento di rifiuti, la depurazione delle acque, la pulizia di treni, lo smistamento di persone e merci, ecc.
Il territorio di Pero è inoltre ricco di acque: il fiume, i fontanili e le risorgive di cui era ricco il territorio di Pero, furono determinanti per l’agricoltura prima e per l’industrializzazione poi, entrambe bisognose d’acqua.
Il fiume Olona è sempre stata una risorsa per l’agricoltura, fonte di energia per i mulini delle prime industrie, fattore insostituibile per la prima industrializzazione della valle. Nello stesso tempo, proprio a causa dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione della sua valle che hanno utilizzato le sue acque per scaricarvi i reflui civili e industriali distruggendone così l’ecosistema naturale, è stato ridotto a uno dei fiumi più inquinati d’Italia.
La via del Sempione, che attraversa Pero, è un luogo di rapporti, di unione tra l’Italia e i Paesi Oltralpe, tra la città di Milano e tutti i paesi della provincia, ed ha fatto di Pero luogo di transito verso e da Milano. Ancora oggi Pero è luogo di passaggio, porta di Milano per decine di migliaia di veicoli al giorno.
La via Sempione, le autostrade, la metropolitana, la ferrovia regionale e la linea ferroviaria veloce, l’aeroporto della Malpensa poco distante, rendono Pero uno dei luoghi più accessibili del mondo e in comunicazione con tutto il mondo, quindi uno dei luoghi più adatti all’insediamento dell’impresa.
È questo un destino che gli viene da lontano: infatti con il passaggio della tramvia Milano-Gallarate nel 1880, Pero inizia il suo sviluppo economico; il passaggio dell’autostrada Torino-Milano-Venezia, negli anni ‘30, segna il destino della sua prima grande trasformazione da territorio agricolo a territorio industriale, con tutti i vantaggi e tutti i limiti portati dall’industria.
Nel ventennio 1950-1970 Pero diventa città industriale e luogo di immigrazione.
È curioso vedere come vi fossero2.348 abitanti nel 1911, e 2.643 abitanti nel 1951: nessun mutamento in 40 anni.
Nel 1961 Pero registra 6.595 abitanti; in 10 anni, cioè, la popolazione cresce più del doppio, aumentando quasi del 250%.
Nel 1971 gli abitanti sono 10.030, quasi cinque volte quelli di venti anni prima.
Sono gli anni dell’industrializzazione di Pero: nei primi anni ‘50 è stata costruita la raffineria per provvedere al fabbisogno di petrolio della città di Milano, e a poco a poco nel territorio di Pero si sono trasferite le industrie che non trovavano più possibilità di espandersi a Milano. In concomitanza con l’offerta di lavoro, a Pero sono giunti immigrati da tutta Italia: sono state costruite case, strade, scuole, rispondendo al bisogno di insediamento degli immigrati e al bisogno di manodopera delle industrie. In venti anni è stata urbanizzata una grande parte del suo territorio. Non è stata prestata attenzione all’ambiente: l’aria, l’acqua dell’Olona e della falda, il sottosuolo e il suolo sono stati inquinati senza pietà. Chiunque sia passato da Pero in quegli anni ricorda la puzza: un odore acre, pungente, che impregnava tutto. Era l’odore della raffineria, delle fonderie, della produzione dei pesticidi, delle nuvole di vapore oleoso emanato dal raffreddamento dei prodotti delle industrie metalmeccaniche.
Eppure, in questo ambiente così poco gradevole, le persone sono arrivate, si sono fermate, si sono incontrate, hanno dato vita a una nuova comunità.
E questa comunità è la ricchezza maggiore che Pero ha oggi. In un mondo sempre più globalizzato e atomizzato, senza punti di riferimento certi e duraturi, con una grande difficoltà a individuare i valori che diano senso alla vita di ciascuno, la presenza di persone conosciute, amiche, disposte a dare un aiuto e a prendersi cura degli altri, rappresenta una sicurezza per gli adulti e indica prospettive ai più giovani.
È questo il patrimonio che abbiamo il compito di salvaguardare, di fronte alle nuove trasformazioni che sono alle porte.
E arriviamo ai giorni nostri: la scelta della Fiera di Milano di costruire il Polo Esterno e le decisioni delle Amministrazioni Pubbliche di realizzarlo a Pero, costituiscono le premesse per una nuova importante trasformazione del territorio di questo Comune.
La Fiera come risarcimento agli abitanti di Pero. E’ stata la Regione Lombardia, negli anni in cui era governata da una giunta che oggi si direbbe di centrosinistra, a decidere la realizzazione della nuova Fiera a Pero, nella superficie dove fino al 1992 aveva funzionato la raffineria.
Tale scelta è stata condivisa anche dalle Amministrazioni locali coinvolte (Comuni di Pero, Rho e Milano) e Provincia di Milano: nel 1994 è stato sottoscritto un Accordo di Programma per la realizzazione del Polo Esterno della Fiera a Rho-Pero, nel 2000 è stata definitivamente presa la decisione, nell’ottobre del 2001 sono iniziati i lavori di costruzione, tutt’ora in corso. Nella primavera 2003 sono iniziati i lavori per il prolungamento della metropolitana, nel 2004 sono stati aperti i cantieri per la nuova viabilità. Il recupero di un’area così vasta per una funzione pregiata come la Fiera, da portare fuori dalla città di Milano, è un’esperienza per ora quasi unica in Europa.
L’Amministrazione Comunale si è fortemente impegnata affinché la Fiera potesse ampliarsi nel territorio di Pero: ritiene infatti che la Fiera sia un mezzo fondamentale per la riqualificazione complessiva dell’ambiente, che avviene attraverso una molteplicità di fattori: la bonifica dell’area (oltre un milione di metri quadrati di superficie, inquinati anche a grande profondità dal petrolio della raffineria) e la bonifica di molti altri siti, il potenziamento dei trasporti pubblici (metropolitana, ferrovia regionale, linea veloce), le modifiche alla 11 la fiera viabilità che portano fuori dal Sempione gli oltre 25.000 veicoli che ogni giorno attraversano Pero per andare e tornare da Milano, la realizzazione di grandi aree verdi, e la riqualificazione del mondo dell’impresa.
Attraverso la Fiera dunque gli abitanti di Pero vengono in parte risarciti del prezzo ambientale pagato nei quarant’anni di funzionamento della raffineria, che ha portato sì lavoro e sviluppo, ma anche inquinamento e attività industriali legate alla filiera del petrolio.
La Fiera
8 padiglioni, dei quali 4 a un solo piano, 2 a un piano di altezza maggiore, 2 a due piani; un asse centrale lungo un chilometro e trecento metri, su due piani, sormontato da una vela di vetro e acciaio, 80 sale congressi, 20 ristoranti e 25 bar, un centro servizi, reception e uffici, 4.500 parcheggi per espositori, 20.000 parcheggi per visitatori (10.000 entro il recinto espositivo e 10.000 in un’area vicina), 180.000 metri quadrati di verde: una delle opere più importanti attualmente in corso di realizzazione in Europa, si costruisce nel territorio di Pero-Rho, sull’area dell’ex raffineria. Simbolo della Fiera è la grande vela che copre il corridoio centrale, un percorso pedonale che si snoda su due livelli, tra alberi, specchi d’acqua e negozi, e collega tutti i padiglioni.
La vela, sullo sfondo del Monte Rosa, richiama l’idea di una gigantesca onda oceanica, è lunga 1.300 metri e larga più di 3, nel punto massimo raggiunge l’altezza di 23 metri. Per costruirla sono necessarie 8.800 tonnellate di acciaio e 47.000 metri quadri di vetro speciale, capace di resistere al vento, alla neve e alla grandine.
La nuova Fiera non servirà solo per le esposizioni dei prodotti, ma sarà anche centro di ritrovo e di svago.
Soprattutto, sarà una grande e importante 12 opera architettonica, progettata da Massimiliano Fuksas, e una grande realizzazione di ingegneria civile, costruita con sistemi innovativi da oltre 1650 persone provenienti da tutto il mondo.