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Incerta è l’origine del nome “Corsico”.Vi è chi la fa derivare dal “correre” delle acque, di cui è ricco il territorio, oppure da “corsare:” infatti (prima della realizzazione del Naviglio Grande) le acque, che correvano in modo disordinato tra fitte boscaglie, erano meta e rifugio di soldatesche sbandate e pirati: “corsari”. Più probabile, però, che il nome di Corsico derivi dall’aggettivazione in “icus” di un nome romano, “Cortius” o altri simili.

La storia della nostra terra si intreccia con quella di Milano.
La nascita di Corsico avviene intorno al 1200. Il piccolo borgo verrà a trovarsi lungo il proseguimento del Naviglio da Abbiategrasso a Milano, avviato da Martino della Torre nel 1259 ca.

Si legge in una storia milanese che: “… l’11 maggio 1274… quando i milanesi mossero ai novaresi una guerra in cui trionfò Napoleone della Torre… trecento militi milanesi condussero il Carroccio a Corsico e, dopo una sosta di due giorni, proseguirono per Trezzano…”
Signori di Milano dal 1259 al 1277 sono i Torriani , di parte guelfa .Nel 1277 Ottone Visconti (di parte ghibellina) nella battaglia di Desio sconfigge Napo Torriani. La dinastia dei Visconti dominerà Milano quasi ininterrottamente per circa due secoli. Con il matrimonio dell’ultima dei Visconti, Bianca Maria, con Francesco Sforza, ha inizio il dominio di questa famiglia (1450).

Corsico, che fa parte del ducato di Milano, ne seguirà le vicende. Tra i possedimenti che i Signori di Milano avevano nel territorio del Ducato, Corsico ne ospitava due: la Tenuta Torriani (poi Visconti) e la villa del condottiero Niccolò Piccinino (1380-1444) uomo d’armi al servizio di Filippo Maria Visconti.

Verso la metà del 1500 ha inizio uno dei periodi più foschi della storia di Milano. Le lotte tra le varie Signorie, la guerra tra francesi e spagnoli, aprono le porte del Ducato alla Spagna. La dominazione spagnola è caratterizzata da guerre, malgoverno, miseria, carestia e dalla terribile peste del 1630, quella descritta dal Manzoni, che provocano in tutta la Lombardia una lenta decadenza, col ristagno delle attività economiche, commerciali e agricole.

In quel periodo a Corsico e precisamente nel 1525, viene fondata l’ “Opera Pia Vimercati” per la distribuzione del pane ai poveri.
Un’edicola eretta in località “Guardia di Sotto”, vicino all’Oratorio della “Madonna della Guardia”, è posta a ricordo della sosta che il 2 novembre 1584 vi fece l’allora Arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo. Di ritorno da una visita pastorale ai paesi del Lago Maggiore e a quelli del Naviglio Grande, l’Arcivescovo morente fu fatto scendere dal “Barchett” di Boffalora, per essere condotto su una lettiga fino a Milano, dove morì il giorno dopo.

Corsico ricompare nella storia quando, nel 1706 Eugenio di Savoia, agli ordini dell’Impero austriaco, sconfigge l’ultimo dei governatori spagnoli, ed è proprio a Corsico che egli insedia il quartier generale.

… “La mattina del 26, che era domenica, il Signor Principe Eugenio fu incoronato a Corsico da Senato, tribunali, decurioni, da tutta la nobiltà e da infinità di popolo che han gridato più viva, che se fosse il messia …

Milano passa così dal dominio spagnolo a quello austriaco, che durerà dal 1706 al 1859, interrotto due volte dai francesi: dal 1733 al 1736 e dal 1796 al 1814.La dominazione austriaca è decisamente più illuminata di quella spagnola: sotto l’Austria Milano e il suo Ducato vedono l’avvio alla rinascita.

Durante la dominazione austriaca Corsico viene elevata a rango di Sede Distrettuale dell’Imperial Regia Amministrazione, con uffici politici, civili e di polizia.

Questo assetto territoriale, durato fino al 1854, comprende i seguenti comuni: Assago, Baggio, Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, Cusago, Garancino, Muggiano, Ronchetto, Sella Nuova, Settimo e Trezzano.

Come sede mandamentale Corsico ha, oltre al Palazzo Comunale, l’Ufficio Postale, L’Ufficio del Sanitario, la carceri e la Farmacia.
Nel 1861 Corsico si presenta all’Italia unita con un’economia cha ha ancora una base prevalentemente agricola e zootecnica, mentre iniziano a svilupparsi le prime aziende casearie. Le proprietà fondiarie sono dei Visconti di Modrone, dei marchesi Brivio, dei conti Borromeo Aresi, dei Trivulzio.

Tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900, tra le famiglie di “casari” troviamo i Gallone, i Danelli, i Perico, i Pozzi, i Salterio, i Verganti; tra quelle dei grossi fittavoli e massari troviamo i Campiglio, i Galbiati, i Mercalli e gli Osnaghi. Sono queste le famiglie che alla fine dell’Ottocento e nel primo Novecento, hanno in mano le leve dell’economia e della politica locali, mentre la percentuale maggiore della popolazione è costituita da quel proletariato agricolo, braccianti e salariati, protagonista di tante lotte a Corsico e nella zona.
Nel 1863 gli elettori iscritti nelle liste elettorali sono 21 e tali solo per censo, mentre l’intera popolazione di Corsico (con i confini dell’epoca, superiori a quelli attuali) conta 1600 abitanti.

Nei primi anni del 1900, con l’insediamento di alcune fabbriche (carta e vetroceramica), inizia il processo di assorbimento da parte dell’industria della manodopera bracciantile e salariata del corsichese e delle campagne circostanti.

Il proletariato agricolo, presente e organizzato nelle combattive leghe bracciantili, si trasforma in proletariato industriale che dà vita a forti organizzazioni sindacali e politiche. La prima guerra mondiale richiama al fronte numerosi giovani corsichesi: novanta sono i caduti. Tra i reduci, due sono insigniti della medaglia d’argento e tre di quella di bronzo.

Sconfitto dall’arma democratica del voto, il fascismo, anche a Corsico, fa uso della violenza, attaccando e devastando la locale Camera del Lavoro costituitasi nel 1919-’20 e la Cooperativa “Uscett”.

Nel periodo della grande crisi, intorno agli anni Trenta, si registrano flussi di immigrazione a Corsico dal Veneto e dal Bergamasco.
Nel 1940, quando scoppia la seconda guerra mondiale, Corsico conta più di 8.000 abitanti.

Gli anni della guerra sono duri. Alle iniziali facili avanzate dell’Asse, sbandierate dal regime, fanno riscontro i bassi salari, il razionamento dei generi alimentari di prima necessità (introdotto nel 1941), e la borsa nera.

Con i bombardamenti dell’ottobre 1942 e del febbraio 1943, vacilla anche l’ultima grande illusione della vittoria “facile”: alla miseria si affiancano i morti di una popolazione inerme.

Nel marzo del 1943 Corsico deve anche subire “l’asportazione delle campane della Chiesa di SS.Pietro e Paolo, allo scopo di fonderle e di utilizzarne il bronzo per fini militari. Questa requisizione è una ulteriore conferma che l’Italia è sull’orlo del collasso“.

Il 25 luglio del ’43crolla il regime fascista, ma la guerra continua. Gli eserciti alleati sono all’attacco su tutti i fronti; in agosto su Milano piomba ancora l’aviazione alleata…

Il parroco di Corsico don Flaminio Tornaghi, scrive sul suo diario: “Dalla notte del giovedì al venerdì, aerei nemici… piombarono su Milano riducendola ad un cumulo di macerie fumanti. Nelle prime ore di venerdì vennero a me persone di ogni contrada e frazione di Corsico… e sicoome insistevano per processione di penitenza, ed essendo dall’autorità civile proibito ogni assembramento e processioni, decisi che si andrebbe al cimitero dopo l’ora di adorazione del 15 agosto… e si sarebbe portata la Statua del Santo e collocata sino a termine guerra nella cappelletta sita sulla Fagnanina, il che si fece con gran concorso di popolo. Provvidenza volle che proprio in quella notte indiavolata cadessero a pochi passi dal Santo e dalle case operaie di Villiburgo… alcune bombe che avrebbero fatto strage di Corsico e invece non produssero che un gran panico ed una vastissima buca là dove scoppiarono…

Dopo i bombardamenti di agosto, allo sfollamento dei milanesi si unisce l’esodo di quelli di Corsico “… ed è vero strazio vedere ad ogni tramonto di giorno, folla di gente che va nei campi di Rovido, Taradeo, Gudo, Molino della Paglia…”

Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, il re e Badoglio fuggono nel sud, lasciando l’Italia in mano ai tedeschi ed a Mussolini, che dà vita alla cosiddetta Repubblica di Salò. Il malcontento, lievitato negli anni di guerra, si è fatto nel frattempo movimento di opposizione al regime e di liberazione dal nazifascismo.

A Corsico il Movimento di Liberazione, che già operava clandestinamente dal maggio del ’43 è ora organizzato nella 113^ brigata “Garibaldi”, nelle formazioni “Matteotti” e “giustizia e Libertà”.

Nel marzo del ’44 vengono proclamati gli scioperi nelle fabbriche: la Materiali Refrattari è la prima a scendere in piazza.

Nel settembre del ’44 si costituisce anche a Corsico il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) composto da rappresentanti di tutte le forze antifasciste. I giovani si erano intanto organizzati nel Fronte della Gioventù. Quando molti di questi vengono arrestati dai fascisti, anche il parroco don Flaminio Tornaghi interviene per la loro liberazione.

L’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 pone fine all’oppressione nazifascista.

Corsico, in festa, si stringe attorno ai partigiani e saluta gli alleati che il 29 entrano nel milanese.

Esplode la gioia di vivere, si balla e si canta all'”Uscett” (Nuova Italia), alla “Bocca” (Unione Familiare) alla “Rosa” (Il Lavoratore). Si balla al circolo del Fronte della Gioventù, in Piazza al Ponte ed al “Borlagiò“.

Lentamente riprende vita l’attività politica e sindacale, si riorganizzano le Cooperative, riapre la Camera del Lavoro.

Il 2 giugno 1946, nel referendum istituzionale, Corsico esprime il suo “SI” alla Repubblica con il 73,8% dei voti.

Per l’amministrazione comunale, nei primi anni del dopoguerra, si impone la soluzione dei problemi trascurati dalle precedenti amministrazioni fasciste, con interventi nei servizi primari: illuminazione, opere fognarie ecc…, e nei servizi sociali e culturali.

Con l’inizio del flusso migratorio dal Sud d’Italia e dalle aree depresse verso il Nord, centinaia di famiglie giungono anche a Corsico. Questo massiccio afflusso investe di responsabilità le nuove Amministrazioni comunali, che sono chiamate ad affrontare e risolvere problemi, come quelli della casa, della scuola, dei servizi, dell’organizzazione del territorio nel suo insieme e dell’integrazione sociale. Il lavoro di questi primi anni post-bellici sarà sostanziale e determinante per gettare le basi del futuro, attuale sviluppo della città.

appunti tratti dal libro “Corsico, dalle origini al 1950” realizzato dal Comune di Corsico (1982)