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Secondo i pareri più accreditati, Arluno trae le sue origini, come etimologia, da Ara Lunae, ossia Altare della luna, con chiari riferimenti al periodo imperiale romano: ne fa riscontro anche il ritrovamento, avvenuto nel 1951, di oltre duecento monete di rame risalenti al II° secolo, e di resti di vasi cinerari, in una zona poco a nord dell’abitato urbano, ai margini di una cava.

Lo stemma di Arluno si può datare intorno al 1500 come simbolo araldico della nobile famiglia di Bernardino Arluno, storico alla corte degli Sforza di Milano: è molto bello ed anche molto significativo, per quel tendere delle ali verso l’alto, verso la falce di luna, con intorno i rami di quercia e di ulivo, simbolo della Repubblica Italiana; il tutto è sovrastato dalla torre araldica con merlatura a coda di rondine.

La presenza di tre chiesette sul territorio di Arluno, intorno al 1200, attesta di una consistenza abitativa ed insediativa fin dal periodo medioevale, ipotizzabile intorno alle 400 persone, mentre la più antica iscrizione di Arluno si trova su una formella murata sul lato orientale della facciata della chiesa: in cifre romane è incisa una data “ MCCCCLV-/-dm”, ossia “anno domini 1455”.

Al primo Rinascimento si fa risalire la presenza in paese di un antico cortile, quale centro commerciale ed amministrativo della comunità, popolarmente chiamato “Bruett” Broletto, a tipica denominazione lombarda, per volere della famiglia Litta, nobili proprietari terrieri e potenti signori del posto. Altre famiglie di spicco presenti in Arluno nel tempo: Castiglioni, Lampugnani, Del Majno, Barzi, Brasca Visconti, Pallavicini, Sormani, Marliani, Aliprandi, Radice.

Ad Arluno soggiornarono i nobili di Milano fino agli inizi del XX secolo; il poeta Giuseppe Parini trascorse momenti di riposo nella Villa Marliani, in seguito Villa Taroni, e Silvio Pellico, in qualità di precettore, fu ospite a lungo del Conte Luigi Porro-Lambertenghi nel Palazzo Pozzobonelli.

Ad Arluno ebbe i natali il dottor Cesare Castiglioni (1806 – 1871), fondatore e primo presidente della Croce Rossa Italiana; tra le colonne del Collegio del Sacro Cuore maturò la sua vocazione religiosa Santa Francesca Cabrini (1850 –1917).

Dal nobile casato dei Marchesi Pozzobonelli, feudatari della zona per nomina dei reali di Spagna, emerse nel 18^ secolo, l’illuminata figura del Cardinale Giuseppe Pozzobonelli (1696 – 1783), Arcivescovo per quarant’anni della Diocesi Ambrosiana; a lui si deve la costruzione, nel 1775, della chiesa parrocchiale dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo.

Per lunghi anni le vicende di Arluno sono legate alla coltivazione della terra ed all’utilizzo dei suoi beni. Per una posizione geografica favorevole agli scambi in varie direzioni, le terre di Arluno sono passate di mano in mano a ricchi proprietari, provenienti da Milano e dintorni, che contavano sul lavoro dei contadini loro dipendenti, detti massari, e di lavoratori a giornata, detti pisonanti; per entrambi si trattava di povera gente. Erano presenti anche persone in grado di svolgere lavori particolari, o mestieri, da cui il nome di mastri, e che intorno al 1600 si riconoscono come falegnami, sarti, calzolai e ferrari; nella prima metà del 1800 prendono avvio in paese alcune filande per la lavorazione della seta e del cotone.

Da un documento d’archivio, probabilmente risalente alla metà del 1500, il territorio comunale si estendeva per 16.319 pertiche milanesi (poco meno di undici chilometri quadrati): una buona parte, verso nord-ovest, era occupata da bosco con vaste estensioni di terre seminate a cereali e coltivate a viti.

Il territorio di Arluno, che si estende per 1234 ettari, si colloca nella media pianura lombarda di origine alluvionale, formatasi in lontane ere geologiche, con l’apporto di materiali a colmamento di precedente fondo lacustre. Il substrato al terreno coltivato è costituito da una coltre ghiaiosa e sabbiosa che facilita la percolazione delle acque meteoriche e irrigue, incanalate in falde freatiche di ridotta profondità.

La configurazione altimetrica del territorio è di tipo piano inclinato, in direzione nord-sud, con un consistente dislivello di quota: in forma graduale si passa dai 166 metri sul livello del mare, rilevabili all’altezza della cascina Frisasca, ai 144 metri nella zona della cascina Gomarasca.

Al 1722 risale il primo censimento delle abitazioni e delle proprietà terriere di Arluno (Catasto Carlo VI – Archivio di Stato di Milano ): vi sono numerate 64 case di abitazione, disposte ai lati della strada principale (l’attuale corso 26 aprile) e affiancate le une alle altre; costituivano il centro ed il nucleo abitativo del paese, mentre una ventina, indicate come cascine, erano le case sparse nella campagna circostante. Un migliaio circa erano gli abitanti di Arluno in quel periodo. Le cascine avranno negli anni successivi un forte incremento abitativo, saranno ampliate e ne sorgeranno altre, fornendo lavoro e sostegno a numerose famiglie.

Dal rilievo catastale del 1897 (Cessato Catasto – Archivio di Stato di Milano), risulteranno oltre 1200 gli Arlunesi, su quasi 4000, che vivevano e lavoravano nelle cascine. La crescita edilizia degli ultimi tempi darà un’impronta nuova alle zone di sviluppo abitativo e produttivo intorno al nucleo storico del paese che mantiene ancora l’antico impianto topografico del Seicento.

Il ventesimo secolo vede una crescita costante della popolazione di Arluno, che agli inizi del 2003 ha raggiunto i 10.000 abitanti, raccolti in 3800 nuclei familiari. Nel contempo avviene una trasformazione del territorio e del lavoro: le cascine perderanno progressivamente la capacità di mercato del lavoro agricolo e si trasformeranno in aziende moderne, attrezzate e specializzate ultimamente negli allevamenti del bestiame da latte.

Il paese dispone di asilo nido, scuola materna privata e statale, tre scuole elementari, di cui una nella frazione di Rogorotto, ed una scuola media in grado di assolvere alle richieste educative dei ragazzi. I giovani possono contare su palestre e campi sportivi. Parchi ed aree a verde attrezzate sono a disposizione della comunità arlunese. Una quarantina sono le associazioni di volontariato che operano nei settori sportivi, culturali e assistenziali: sono un patrimonio ed una risorsa per l’intera comunità. Da qualche anno è in funzione una Casa di Riposo per le persone anziane.

Remigio Peruzzi dal sito istituzionale del Comune di Arluno

COSA VEDERE

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo

Costruita tra il 1762 ed il 1769 da Giulio Galliori (futuro sovrintendente dell’opera del Duomo di Milano), la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Arluno venne commissionata dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano per quattro decenni, e rimasta poi di proprietà della famiglia del prelato che essendo feudataria del borgo legò gran parte della propria storia al borgo. La chiesa venne ufficialmente consacrata dallo stesso Pozzobonelli il 17 settembre 1775.

La chiesa si presenta esternamente e internamente in forme e stili settecenteschi, con strabilianti esempi di architettura scenografica quali la facciata barocca, le splendide vetrate dell’abside (in stile rococò) e l’altare maggiore in legno, decorato con puttini laccati di bianco che affiancano le colonne doriche che fanno da copertura al tempietto del tabernacolo. Anticamente, la costruzione disponeva anche di un ossario che venne demolito nel 1852 assieme al campanile, sostituito con quello attualmente visibile su progetto di Ambrogio Lomeni. Ai lati dell’altare sono visibili due affreschi ad opera del pittore Gaetano Barabini. L’affresco della cupola è invece opera del pittore arlunese Rodolfo Gambini e del fratello Giuseppe. La chiesa ospita inoltre dei moderni portali bronzei realizzati dalla religiosa ed artista suor Angelica Ballan.

Altro tratto caratteristico della chiesa arlunese è il sagrato, contraddistinto da una lunga balaustra in colonnine di granito (detta popolarmente la sbàra d’Arlügn) che racchiude tutto il piazzale e che venne realizzata per la prima volta nel XVIII secolo in sostituzione del precedente filare di gelsi che attorniava la piazza della chiesa. Questa delimitazione era dovuta anche al fatto che, ancora nel Settecento, il piazzale era in parte utilizzato come cimitero del borgo che venne trasferito al di fuori dei confini dell’abitato secondo le direttive dell’Editto di Saint Cloud voluto da Napoleone agli inizi dell’Ottocento, fatto che fece cadere in disuso anche la balaustra stessa. Nel 1936 durante i lavori di rifacimento del selciato antistante il sagrato la “sbara” fu rimossa. L’opera è stata poi completata nelle parti mancanti e restaurata nel 1996.

INFO
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Piazza Pozzobonelli 1
20010 Arluno MI
info@ilmuseoagricolo.it
www.ilmuseoagricolo.it