Scrive lo storico Ambrogio Palestra:
“Albairate è circondato da un mare di verde (…). La linfa vitale che alimenta tanto verde è l’acqua che scorre in mille rogge, gorgoglia dai profondi fontanili e che dilaga sui prati assetati dalla sua benefica frescura. Non fa meraviglia che in simile scenario agreste i nomi dei luoghi ove sorsero abitazioni umane, sin dai più lontani tempi, richiamino il verde dei campi e i filari di annose piante.Un antico villaggio scomparso, che sorgeva con la sua chiesetta ove ora è la cascina Faustina, si chiamava Verdesiacum che più tardi si trasformò in Verdesio, il cui significato è molto chiaro. Albairate deriva dal latino Arboretum e denota un luogo cospicuo per la ricchezza degli alberi; un’altra località scomparsa si chiamava Brisconno, antichissimo nome rimasto ad indicare una pianta boschereccia; ancora oggi, infine, uno dei cascinali ricordati già nelle antiche carte medievali, è chiamato Riazzolo, cioè piccolo rivo, perché si trova accanto a molte sorgenti d’acqua che rendono ubertosi i campi”
Da “Albairate” di Ambrogio Palestra, 1959
È certo che i primi insediamenti sul territorio albairatese risalgono addirittura all’età del bronzo, come testimoniano i ritrovamenti archeologici presso la cascina Scamozzino, i cui primi abitanti furono i Liguri. Altri rinvenimenti di necropoli permettono di seguire l’evoluzione nei secoli della storia del paese, evidenziando la presenza di insediamenti romani, il sorgere delle prime comunità cristiane, la trasformazione dei villaggi in castelli con fortificazioni, mura e porte.
Nell’XI secolo Albairate risulta essere costituito da tre comunità che vivevano in questi territori:
- Brisconno tra la cascina Rosio e la cascina Marcatutto
- Verdesiaco tra la cascina Scamozza e la cascina Faustina
- Albairate costituito da un villaggio murato e cinque porte, dalla chiesa di S. Giorgio di origine longobarda e dal convento dei Benedettini Olivetani di S. Vittore al Corpo.
Verdesiaco e Brisconno scompaiono dopo le devastazioni del Barbarossa, mentre l’escavazione del Naviglio Grande (1179 – 1189), oltre a collegare meglio il paese con Milano, permette il sorgere di nuove località tra cui Castelletto. È del 1570 il primo censimento del territorio di Albairate voluto da San Carlo Borromeo: la popolazione risultava allora composta da 1117 abitanti con 180 nuclei familiari, a quasi totale occupazione agricola.La relativa vicinanza di Milano ha fatto in modo che Albairate vivesse di riflesso le tante vicissitudini storiche della grande città, intramezzate da qualche momento di serenità, soprattutto di tipo religioso: sono documentate le visite pastorali dell’arcivescovo Gabriele Sforza, di San Carlo Borromeo, del cardinal Federigo Borromeo e del cardinal Pozzobonelli.
Si hanno notizie documentate dell’invasione di Federico Barbarossa, della dominazione spagnola, della peste del ‘600, delle rappresaglie francesi, fino al governo austriaco nel XIX secolo.Si deve ricordare la ricostruzione dell’attuale chiesa di San Giorgio iniziata nel 1938 e il radicale cambio di struttura del paese con decentramento delle stalle e con lo sviluppo dell’edilizia urbana prevalentemente unifamiliare degli anni ’60.
Per saperne di più consultare: Mario Comincini e Gianluca Comincino “Albairate – due millenni di storia”, pag. 310 – Ed. Comune di Albairate 2002
COSA VEDERE
Museo Agricolo Angelo Masperi
Grazie al sostegno del Comune di Albairate, alle donazioni di oggetti da parte della popolazione del territorio il Museo Agricolo Angelo Masperi ogni anno cresce; in ogni pezzo esposto c’è una storia, un frammento di vita vissuta che viene protetto e riportato al suo splendore.
Gli allestimenti presenti nelle stanze sono il frutto dell’impegno e della passione de gli Amici del Museo, volontari, ma soprattutto persone legate alla storia ed alla realtà del territorio che credono fermamente in questo progetto, nel non dimenticare chi eravamo e come vivevamo per non perdere le nostre radici.
Il percorso espositivo è un “fermo immagine” dei primi del novecento un vero tuffo nel passato e nella realtà contadina dell’epoca.Un museo che parla di profumi e sapori antichi, ma che vive nel presente attraverso manifestazioni, eventi, mostre; un luogo da scoprire e da rivedere.
Gli amici del museo
Sono persone semplici, figli di contadini, hanno vissuto la vita che raccontano al museo con passione e memoria, una vita che oggi è difficile comprendere, un grande gruppo di persone speciali; il nostro museo ricco di oggetti di ogni tipo non sarebbe completo senza i racconti dei suoi “Amici”.
INFO
Museo Agricolo “Angelo Masperi”
Via Cesare Battisti 2 20080 Albairate MI
Tel: 02 9498131-01 Fax: 02 94981324
info@ilmuseoagricolo.it
www.ilmuseoagricolo.it
Municipio presso la ex Cascina Salcano
La sua costruzione risale alla seconda metà del ‘700 ad opera dei monaci che vi risiedevano e coltivavano il terreno circostante. Fu proprietà dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano fino al 1980, quando il Comune di Albairate decise di rilevarla, ristrutturarla, e farne sede del municipio. Nel cortile dell’ex cascina, accanto ad un interessante orto botanico, si conservano la giasera o ghiacciaia, una vecchia struttura ricoperta di terra ed alberi, dove anticamente si conservava il ghiaccio; il cason, cioè i locali tipici adibiti un tempo alla lavorazione del latte e attualmente sede del museo agricolo “Angelo Masperi”; la ex stalla, ora sede della biblioteca civica “Lino Germani”; la casa padronale dove sono collocati gli uffici comunali. È possibile anche vedere le sculture di Luigi Fasani, un contadino albairatese che ha saputo esprimere con le sue ingenue, ma efficaci rappresentazioni, momenti storici e religiosi, fatti locali significativi, ambienti e lavoratori della terra.
INFO
Municipio presso la ex Cascina Salcano
Via Cesare Battisti 2
20080 Albairate MI
Chiesa Parrocchiale di San Giorgio
Maestosa, con la sua austera facciata a mattoni rossi, la chiesa di San Giorgio, ha una storia tutta da scoprire.
La chiesa precedente, che era consacrata a San Giorgio, risaliva al XVI secolo e venne a sua volta edificata su un preesistente edificio di culto dell’epoca longobarda.
Successivamente il complesso venne riedificato tra il 1937 e il 1938 per volontà del parroco don Benedetto Bonati, su un progetto dell’architetto milanese Giovanni Maggi, noto per il progetto della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo di Milano, una chiesa che ha in comune con questa una struttura in mattoni rossi e le forme neoromaniche, oltre alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, oggi nota per l’attentato del 12 dicembre 1969.
L’elemento di maggior evidenza della chiesa è la sua struttura in mattoni rossi che domina il centro di Albairate, oggi considerata un interessante esempio di architettura sacra degli anni Trenta.
In quegli anni per l’architetto Maggi non c’era solo la corrente del tardo eclettismo neoromanico, ma esisteva anche lo stile Novecento, come risulta dal suo lavoro all’imponente banca milanese, che unisce l’austera architettura novecentista alle esigenze della chiesa negli anni successivi ai Patti Lateranensi.
Il recupero della tradizione costruttiva lombarda, con il mattone, unita a forme più moderne, simboleggiava così l’idea di recuperare una religiosità tutta contadina, ma unita alle idee della società moderna.
Cosi se la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo a Milano è un omaggio alla basilica di San Ambrogio, questa di Albairate lo è alle grandi pievi campestri, con la pianta a tre navate, un transetto e l’abside terminale, tutte forme neoromaniche, come raccontano i decori della facciata, le colonne, le volte, ma la facciata tutta nello stile Novecento, strutturata in sezioni regolari, con finestre ad arco e porte rettangolari ritagliati nella cortina muraria senza alcun elemento decorativo, che qui si unisce al necessario richiamo alla storia cristiana.
All’interno dell’edificio ci sono alcuni arredi dell’antica chiesa, come una statua della Vergine col Bambino del XVII secolo e un confessionale settecentesco, mentre sono da vedere il ciborio, che riprende quello di San Ambrogio a Milano, e gli affreschi di Antonio Martinotti, che sono un omaggio al lavoro di Beato Angelico e all’arte paleocristiana, sempre secondo l’idea della tradizione unita alla severità dell’arte novecentesca.
INFO
Chiesa di San Giorgio
Via del Parco, 27
20080 Albairate MI
parrocchiadialbairate.it
Oratorio di Santa Teresa
Edificato nel 1737 da don Carlo Rusca di Milano, passò ai Barnabiti di S. Alessandro e poi al comune di Albairate che nel 1908 lo vendette a casa Pisani Dossi di Corbetta, già proprietaria della cascina.
Edificio a pianta rettangolare ad aula unica, con presbiterio e successiva aggiunta dell’abside per formare il coro interno. Ha la struttura portante in mattoni pieni, con lesene che scandiscono le specchiature a livelli regolari. Sulla parete laterale nord ovest sono addossate la sacrestia ed un deposito. Dal tetto sempre sullo stesso lato si erge un campaniletto a vela. Il tetto è a capanna con falde laterali sopra l’aula, l’abside è coperto da falde a spicchi. La facciata principale a capanna è intonacata, così come la cornice di gronda, il resto delle pareti esterne è in mattoni a vista.
INFO
Oratorio di Santa Teresa
Strada Vicinale dei Boschi
20080 Albairate MI
Oratorio dei Santi Faustino e Giovita
L’Oratorio dei Santi Faustino e Giovita, posto a breve distanza dall’ex SS 114, è uno dei più antichi e significativi monumenti religiosi del magentino e dell’abbiatense, noto particolarmente per aver conservato immutata nei secoli la sua originaria struttura. La piccola cappella campestre venne eretta in epoca carolingia (VIII – X secolo), nei pressi dell’allora insediamento di Verdesiacum oggi scomparso e che si concentrava essenzialmente nel territorio della cascina Faustina che oggi ospita la chiesa.
La chiesa, ancora nell’XI secolo, era adibita al culto di quelle famiglie locali di origine longobarda che avevano conservato il loro rito religioso proprio e risultava di proprietà di Gotofredo di Aicardo da Barate. Successivamente lo stesso proprietario, nel 1054, la passò in proprietà al monastero di San Vittore al Corpo di Milano, ente feudatario del luogo. Nel 1170 la parrocchia del vicino comune di Cisliano, nella persona del parroco, intraprese una contesa col monastero di San Vittore per il possesso della chiesa e di altri beni posti in Albairate, ma l’ente monastico riuscì ad avere la meglio.
L’edificio presenta esternamente una pianta quadrata con murature di epoca carolingia, mentre l’abside è riconducibile al medioevo.
Nei pressi è stata rinvenuta una necropoli cristiana i cui resti sono oggi al museo Pisani Dossi di Corbetta.
INFO
Oratorio dei Santi Faustino e Giovita
Via Cascina Faustina
520080 Albairate MI
Oratorio di San Bernardo
Costruito nel 1641 su pianta firmata da Francesco Maria Richino, una delle figure più rappresentative del barocco lombardo, è stato rimaneggiato nel secolo scorso. Fu anche sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, prima che diventasse la cappella del cimitero.
INFO
Oratorio di San Bernardo
Via Piave
20080 Albairate MI
I mulini
Via Piave
20080 Albairate MI
La mappa settecentesca del catasto detto teresiano riporta chiaramente questo insediamento agricolo. Gli edifici si affacciavano già, come oggi, sul cavo Visconti.
L’andamento del corso d’acqua è parallelo alle case. La cascina deriva il nome dalla presenza di due mulini, il mulino Ranzani (1754) e il mulino Chiodini (1819), da tempo non più in funzione.(Un epigrafe il loco presenta la data 1587 e la loro presenza è segnalata su documenti d’archivio del XVI secolo.)
I due corpi sono collegati tra loro da una passerella che ospita i meccanismi di apertura e chiusura delle ruote idrauliche. Le ruote laterali ricordano ancora la vecchia tipologia a pale dritte in legno. Le spalle delle ruote sono in pietra e presentano una traccia di canalizzazione a guisa di guida e di canaletto di scarico.
L’attività molitoria, tipica della zona, riguardava il trattamento di frumento e riso.
Fra I due mulini scorre la roggia Visconti e sono sistemate cinque ruote idrauliche a pale: due in legno e tre in ferro.
All’interno del mulino Ranzani rimangono solo due macine ed un grosso contenitore per granaglie, mentre nel mulino Chiodini si trovano alcuni macchinari per la pilatura del riso: due macine con relativa strumentazione; due sbiancatrici, di cui una ad elica, risalenti al 1923; uno sbramino ed un divisore.