Storia
Le prime notizie riguardanti il Castello di Carpiano risalgono all’inizio del IX secolo. La fortezza Monastero di Carpiano sorge sui resti di un antico castello detto Castellazzo, esso era una costruzione trecentesca, spiccatamente feudale, a sua volta costruita sui resti di una Rocca, in parte affrescata e con un grandioso quadriportico a volte. Essa era posta a difesa di due strade e circondata dal fossato, oggi deviato ma ancora visibile nei pressi dell’entrata. Il Castello fu di proprietà della famiglia Pusterla, signori di Milano e custodi delle porte (Pusterle) d’entrata della città. Quando fu giustiziata i possedimenti di Carpiano furono assegnati a Gian Galeazzo Visconti, Signori di Milano, che nel 1396 li cedette a favore dei Padri della Certosa delle Grazie, meglio conosciuta come Certosa di Pavia.
Con l’arrivo dei monaci Certosini il paese di Carpiano muta il suo volto, divenendo una Grangia. La Grangia, o Castello, era una casa monastica, ovvero un edificio religioso fortificato in cui potevano trovare rifugio poveri e forestieri e dove si svolgevano funzioni religiose. Il Castello occupava un’estensione di 7.300 pertiche e il suo valore era quantificato nell’esenzione di ben 825 fiorini accordata ai religiosi nel 1397. Parte del Castello venne concesso in affitto prima a Stefano della Valle, Giovanni Bologna e Stefano Bergamo (1411) e poi a Guglielmo Sacchetti (1457). Nel 1549 il Castello si trovava in rovina e diroccata a causa dei bombardamenti della Battaglia dei Giganti del 1515. I Padri Certosini chiesero l’autorizzazione a Ferdinando Gonzaga di ricostruire il Castello nella sua forma antica (“rehedificari facere castrum, servata forma veteri” dal documento del 26 giugno 1549).
Risorse quindi l’imponente edificio con le torri angolari, il fossato e la bassa torre d’ingresso. Nel 1575 i Certosini ottennero dal Vicario della Curia Arcivescovile Carlo Borromeo il permesso di celebrare la Messa nell’oratorio da loro fatto costruire secondo gli ordini nel Castello, esso venne ufficialmente benedetto nel giugno del 1641. Nel 1590 il Castello fu concesso in affitto alla famiglia De Castellatis, discendenti dalla casata dei Bascapè (de Basilica Petri), che lo tenne fino al 1615. I Certosini continuarono ad amministrare in contemporanea il castello e il paese, tanto che nel 1649 vennero investiti anche dei diritti feudali inerenti alla parrocchiale di Carpiano: la chiesa di S.Martino Vescovo.
I Certosini durante la loro permanenza eseguirono numerosi lavori e arricchirono le stanze del Castello e le facciate con affreschi ed opere scultoree provenienti dalla Certosa di Pavia. Pur conservando le caratteristiche di fortificazione, il Castello fu adattato agli usi agricoli che ancora oggi ospita. Con la soppressione degli Ordini Religiosi nel 1781, l’investitura feudale fu acquisita dal segretario imperiale Luigi Lambertenghi, successivamente da Giovanni Alessandro Brambilla, proto chirurgo dell’Impero Austroungarico, e dato in affitto alla famiglia Forni. Successivamente la proprietà fu ceduta a Giacomo Mellerio, vicepresidente del Governo di Milano, e alla sua morte ai “Luoghi Pii Elemosinieri” a suo nome.
Nel 1887 tra gli edifici del Castello si trovavano anche le case degli Avventizi (demolite successivamente per realizzare le nuove stalle che vediamo ancora oggi) e il mulino, ancora oggi esistente. Il 17 luglio del 1962 il Castello di Carpiano “fu dichiarato d’interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1089/39 e viene sottoposto a tutela”. Lo sviluppo del sistema architettonico del Castello è segnato da un importante momento di trasformazione compiuto tra il 1863 e il 1864 grazie a Carlo Peroni, che consisteva nell’adattamento del complesso a cascina agricola e con l’aggiunta di altri locali come descritto nei documenti dell’epoca “…nel braccio di caseggiato intermedio, tra la corte grande e il piccolo cortile porticato, sono collocati i locali al servizio del latte: la Casirola del latte, la Casirola del sale e la Casara del formaggio…”, quest’ultimo ambiente corrisponde all’antico refettorio.
La concezione originaria non venne modificata dagli interventi edilizi compiuti in questi anni, che possono essere considerati gli ultimi significativi cambiamenti in ordine cronologico. Lo schema della corte chiusa permane. Tra l’intervento edilizio ottocentesco e le nuove opere documentate intercorrono quasi cento anni. Nel Castello è presente ancora oggi un piccolo Oratorio affrescato dedicato a San Bruno o Brunone, protettore dell’Ordine Certosino, circondato da passaggi, loggie, stanze a volta (a crociera, a botte, a voltine e una particolarissima a semisfera: la ghiacciaia), cornici affrescate e sculture tutte provenienti dalla Certosa delle Grazie, riconoscibili dalla scritta GRA CAR, GRAtiarum CARthusia (appunto Certosa delle Grazie) come una lastra marmorea decorata ad altorilievo raffigurante due putti ignudi (realizzati da Antonio della Porta) che sostengono una corona raffigurante tre figure rappresentanti la Virtù della Carità (realizzata successivamente quasi sicuramente da Giovanni Antonio Omodeo).
Nel 1953-54 furono compiute altre opere d’adattamento e riparazione, oltre che lavori di manutenzione ordinaria. Nel 1961 fu messo a punto un progetto di “restauro”, che però non giunse ad attuazione. Negli ultimi quarant’anni sono stati realizzati interventi a carattere agricolo, residenziale (con creazione di tre appartamenti con ingressi autonomi) e sono state condotte varie opere di riparazione e manutenzione, tra le quali il rifacimento completo del manto di copertura negli anni ’90. Attualmente tutto il possesso risulta di proprietà della Golgi Radaelli, ex I.P.A.B., ex E.C.A ed ex Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, però sempre ceduto in affitto in quanto fu fino ad oggi utilizzato come cascinale con relativo fittabile.
Dal gennaio 2010 l’intero complesso è disabitato, in quanto la Golgi Radaelli non ha rinnovato il contratto d’affitto al conduttore agricolo e zootecnico. Si pensa di ristrutturare l’intero complesso ma nel frattempo diverse opere d’arte e decorazioni in marmo sono andate scomparse. Negli ultimi mesi la Pro Loco di Carpiano assieme ad altre associazioni carpianesi si sono messe in moto in collaborazione con l’associazione Italia Nostra per salvaguardare il nostro Castello.
1549-1782: di proprietà di Gian Galeazzo Visconti e donato ai Padri Certosini
1590-1615: in affitto alla famiglia De Castellatis
1782: di proprietà di Giuseppe II d’Austria
1782-1859: di proprietà della famiglia Brambilla
1830-1847: di proprietà del conte Giacomo Mellerio
1847-1859: di proprietà dell’Amministrazione del Legato Pio Mellerio
1859-1867: di proprietà dell’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano
1863-1874: in affitto a Carlo Peroni
1863-1864: realizzazione della Casirola del latte e del formaggio
1867-1900: di proprietà dell’Onorevole Congregazione di Carità
1900-oggi: di proprietà della Golgi Radaelli, ex II.PP.A.B., ex E.C.A. ed ex Onorevole Congregazione di Carità
1874-1919: in affitto alla Famiglia Valvassori Peroni
1919-1963: in affitto ai fratelli Radaelli
1953-1980: sistemazione e manutenzione edifici da parte dell’E.C.A ed opere di riparazione e realizzazioni di tre appartamenti nella vecchia foresteria
1963-2010: in affitto ai fratelli Negroni
1990: rifacimento totale del manto di copertura e realizzazioni di nuove stalle
1991-2006: Opere di manutenzione generale
2010-oggi: in disuso e in stato di degrado.
Bibliografia: – “Carpiano in mano”, Carlo Erasmo Gatto, 2001; – “Carpiano, Vigano Certosino e Selvanesco”, Sant’Ambrogio, 1894; – “Castello di Carpiano”, Bellotti, Castellucchio, Salvemini, Rosa Da Silva (Politecnico di Milano), 2005; – Fonti archivio da Catasto di Milano, Archivio Storico di Stato di Milano, Biblioteca d’Arte Milano, Biblioteca Cedat Politecnico di Milano, Google.