Per chi arriva dal centro di Milano, Chiaravalle è raggiungibile dalla direttiva di via Ripamonti o di corso Lodi.

Nel primo caso si può deviare da via Ripamonti girando a sinistra in via marco d’Agrate e imboccando poi a destra via San Dionigi oppure, all’altezza del numero civico 549 di via Ripamonti (dove si trova un grande vivaio chiamato Obiettivo Garden), si può imboccare via Sant’Arialdo e percorrerla per circa 1,5 km fino a incontrare, dopo il bivio per Poasco, il cimitero di Chiaravalle, l’Abbazia e il borgo che si snoda lungo via San Bernardo.

Nel secondo caso, giunti in piazzale Corvetto, si gira a destra in viale Martini, si continua dopo piazzale Rosa in viale Omero e dalla rotonda in fondo si imbocca via San Dionigi, all’inizio della quale, sulla sinistra, si trova la chiestetta di Nosedo.

Via San Dionigi costeggia il parco agricolo urbano della Vettabbia, all’interno del quale, a destra, si scorgono gli edifici del Depuratore di Nosedo. Dopo circa 1,2 km si giunge all’incrocio con via Sant’Arialdo: girando a sinistra si va alla stazione di Rogoredo, a destra a Chiaravalle.

La sagoma della Ciribiciaccola, la torre nolare dell’Abbazia dalla sua sagoma inconfondibile, si scorge già da via San Dionigi e guida i visitatori.

Pur essendo ancora in comune di Milano, la metropoli sembra molto lontana. Sembra di essere in aperta campagna eppure siamo a soli 7-8 chilometri dal Duomo, a circa 1 chilometro in linea d’aria dai grattacieli di Metanopoli e dall’inizio dell’Autostrada del Sole e delle tangenziali. E il borgo, con le sue 1.300 anime circa, è come un’isola felice, un vero piccolo gioiello stretto alla sua Abbazia da ben nove secoli.

L’Abbazia è per certi aspetti il “cuore” del borgo, sia perché fa da parrocchia ai suoi abitanti, sia perché intorno alla comunità dei monaci che vivono nel monastero ruotano diverse attività, di tipo culturale, sociale, ricreativo, oltre che spirituale. Sempre alla parrocchia ci si può rivolgere per celebrare matrimoni e battesimi.

All’interno del complesso abbaziale si trovano un piccolo negozio, un oratorio, una sala riunioni utilizzata anche per conferenze da varie realtà, una biblioteca.

Presso l’Abbazia si riuniscono diverse associazioni e gruppi: Compagnia di Chiaravalle, Compagnia Vallechiara, la Schola Gregoriana Mediolanensis, il Coro dell’Abbazia, il Gruppo Sportivo San Bernardo. L’Abbazia ha ospitato inoltre i concerti organizzati nell’ambito del MozartFest.

Il complesso dell’abbazia è costituito dalla chiesa abbaziale, con i chiostri e il monastero, la cappella di San Bernardo , il mulino.

L’abbazia, in via Sant’Arialdo 102, è visitabile dal martedì al sabato dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 17,30 (tenendo presente che in certi mesi, soprattutto maggio, giugno, settembre, al sabato possono esserci dei matrimoni) e la domenica dalle 14,30 alle 17,30. Quando la chiesa è visitabile è aperta la cancellata che porta al transetto e al chiostro, mentre negli altri orari, durante le messe, è chiusa.

La domenica inoltre è prevista una visita guidata gratuita alle ore 16; visite guidate nei giorni feriali, per piccoli gruppi, possono essere prenotate dal martedì al sabato alle ore 9, alle10,30 e alle15 telefonando al numero 02 57403404, fax 02 53935444.

Per contatti via email: 
s.m.chiaravalle@libero.it

Presso l’Abbazia, a sinistra dell’ingresso, è aperto inoltre un bar con giardino, dalle 9 alle 19; è possibile organizzare rinfreschi, aperitivi, pranzi, rivolgendosi a Enzo, cell. 392 2053565.

Il negozio dei monaci, poco più avanti a destra dell’ingresso al complesso abbaziale, è aperto dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 18, tutti i giorni lunedì escluso.

 

L’Abbazia di Chiaravalle (in latino Sanctae Mariae Claraevallis Mediolanensis, conosciuta anche come Santa Maria di Rovegnano) è un complesso monastico cistercense fondato ufficialmente il 22 gennaio del 1135, che costituisce uno dei primi esempi di gotico in Italia, pur con elementi romanici e tardo romanici.

La chiesa venne consacrata dal vescovo di Milano Enrico I da Settala il 2 maggio 1221, come ricorda la lapide posta nell’angolo nord-ovest del chiostro, che recita: “nell’anno di grazia 1135 addì 22.1, fu costruito questo monastero dal beato Bernardo abbate di Chiaravalle: nel 1221 fu consacrata questa Chiesa dal Signor Enrico Arcivescovo milanese, il 2 maggio, in onore di S. Maria di Chiaravalle”.

Le prime costruzioni realizzate dai religiosi furono provvisorie, e solo tra il 1150 e il 1160 fu iniziata la costruzione della chiesa attuale, che poi si protrasse per circa 70 anni, fino al 1221, mentre di quella originaria non rimane più traccia.

I lavori proseguirono poi nella realizzazione del primo chiostro, situato a sud della chiesa. In seguito, nel XIV secolo, venne realizzato il tiburio e poi il refettorio. Nel 1412 venne costruita per volere dell’abate una piccola cappella in corrispondenza del transetto meridionale, rimaneggiata nel XVII secolo e oggi utilizzata come sacrestia.

Nel 1490 il Bramante e Giovanni Antonio Amadeo, su commissione del cardinale Ascanio Maria Sforza Visconti, fratello di Ludovico il Moro, iniziarono a costruire il Chiostro Grande e il capitolo. Nei secoli successivi diversi altri artisti importanti lavorarono all’Abbazia: da Bernardino Luini ai Fiammenghini che decorarono le pareti interne della chiesa.

Nel 1798, con la Repubblica Cisalpina, i monaci vengono cacciati e la chiesa diventa parrocchia; i beni dell’abbazia sono venduti e il monastero viene in parte distrutto: rimangono solo la chiesa, una parte del chiostro piccolo, il refettorio e gli edifici dell’ingresso: in pratica, ciò che possiamo vedere ancora oggi. Nel 1861, per far spazio alla linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova, il chiostro grande del Bramante, pur costruito sul solo lato adiacente all’abbazia come visibile da stampe d’epoca, viene anch’esso distrutto.

Nel 1894 l’Ufficio per la Conservazione dei Monumenti compera l’abbazia dai privati che l’abitavano e inizia il restauro del complesso, continuato poi nel 1905 con quello della torre nolare, nel 1926 con il ripristino della facciata originaria, e tra il 1945 e il 1954 con ulteriori restauri e la ricollocazione del coro ligneo nella navata centrale, dopo essere stato trasferito nella Certosa di Pavia per motivi di sicurezza.

Nel 1952 i monaci cistercensi, grazie all’intervento Cardinale Ildefonso Schuster, tornano nell’abbazia e nel monastero, impegnandosi a terminare i restauri entro nove anni e ottenendo l’uso dell’abbazia e delle terre adiacenti per i successivi 29 anni, rinnovabili.

Tra il 1970 e il 1972 si effettuano i restauri degli affreschi del tiburio e nel 2004 vengano avviati i restauri della Cappella di San Bernardo posta a sinistra dell’ingresso, degli edifici del monastero, della foresteria, del mulino.

La chiesa abbaziale è dedicata, come tutte le chiese cistercensi, a Maria Vergine. Costruita in laterizio, di tipo basilicale a tre navate. A detta di una parte degli studiosi, nulla si sarebbe conservato del primo antichissimo edificio risalente ai tempi di San Bernardo: anche la parte più antica della chiesa ancora esistente sarebbe un avanzo delle ricostruzioni avvenute alla fine del secolo XII. Secondo altri invece l’attuale chiesa sarebbe la continuazione della fabbrica primitiva.

La chiesa appare in ogni caso “una superba costruzione gotico-cistercense” (vedi Raffaele Bagnoli, L’abbazia di Chiaravalle, Moneta, Milano 1973), per vari elementi: dal rosone della facciata alla bifora, dalla navata centrale con i suoi contrafforti alla torre che s’innalza sulla crociera alle finestre a sesto acuto; anche se sovrapposizioni lombarde inquadrano la costruzione nella produzione romanico-lombarda del Duecento, con le volte gotiche che lasciano intravedere la pesante struttura romanica, l’uso del mattone al posto della pietra e del marmo lavorato, la cupola ottagonale “lombarda nel gusto, nella struttura, nell’ornato”.

Rivolta a ponente, la chiesa è costruita a croce latina a tre navate, con la centrale più ampia sopraelevata rispetto a quelle laterali, così da prender luce sopra il tetto della navate minori da grandi finestre a pieno centro. Il transetto è costituito da una sola navata, fiancheggiata a est da sei cappelle, disposte a tre per lato della cappella maggiore.

La facciata

La facciata della chiesa è a forma tradizionale a capanna, con doppio spiovente lineare; cornice sorretta da archetti pensili a tutto sesto in cotto non incrociati e con fregi a denti di sega. La facciata è preceduta da un portico secentesco, formato da cinque campate delimitate da sei lesene a muro. Sopra corre un frontone piatto, sormontato da pinnacoli.

L’arcata centrale, retta da colonne, corrisponde al portale centrale d’ingresso alla chiesa, duecentesco, caratterizzato dalla forte strombatura ornata di esili cordoni marmorei di stile lombardo, sormontati da piccoli capitelli uncinati di stile francese.

I battenti in legno, forse del XIV secolo, portano nei riquadri quattro Santi scolpiti a marcato rilievo. In alto, nella lunetta, è intagliata la cicogna, che stringe nel becco il pastorale, insegna assunta dagli abati nel secolo XV.

Le cicogne sono state una presenza consueta nei primi secoli di vita di Chiaravalle, e pare vi siano rimaste fino alla pestilenza del 1574.

Ai lati della porta maggiore furono aperte, durante il rifacimento della facciata eseguito nel 1625 per opera dell’Abate Ottaviano da Faruffini, due pote di eguale misura, retangolari e coronate da un frontone triangolare.

Vicino si nota un’apertura, chiusa, che potrebbe denunciare l’esistenza di porte precedenti assai più antiche.

L’interno

L’interno, ampio e luminoso (lungo 61,81 m) nella sua imponente severità, è a tre navate, divise da otto grandi pilastri a fascio, circondati da una muratura cilindrica.

La navata centrale è illuminata da semplici finestre e divisa da quattro campate coperte da volte a crociera costolonate. La prima campata è ad archi a sesto acuto, gotici, diversi da quelli a tutto sesto, romanici, tipici del resto dell’edificio: il che fa pensare che sia stata realizzata per ultima.

Le due navate laterali sono più piccole e basse, coperte da otto volte a crociera, ordinate secondo un sistema detto ‘alternato’, che prevede per ogni campata centrale due piccole campate laterali. Nella navata sud, a destra, si può notare che la parete ha sostegni a sezione quadrangolare, più semplici di quelli, semicilindrici, della navata nord, a sinistra. Elemento anche questo che indica una diversità di datazione tra le due navate, la prima essendo più antica.

Diversi gioielli d’arte sono visibili all’interno della chiesa, a cominciare dal grande affresco dei Fiamminghini (Giovan Battista della Rovere e il fratello Giovan Mauro, così chiamati dalla patria del padre, nativo di Anversa: furono attivi tra gli ultimi decenni del ‘500 e i primi del ‘600), che illustra la consacrazione della chiesa.

Ai lati della porta maggiore sono le figure del cardinale legato Enrico e del cardinale Guido.

Sui piloni cilindrici sono raffigurati, a destra, partendo dall’ingresso: S. Uberto; S. Giovanni vescovo di Valencies; l’abate Guerrico discepolo di Bernardo; il vescovo di Losanna Bonifacio; Fastardo abate di Chiaravalle.

Sulle lesene ai fianchi del coro Malachia arcivescovo d’Ardmag e Stefano terzo abate di Citeaux.

A sinistra, sempre dall’ingresso: Gerardo cellerario di Claivaux; Godefrido vescovo di Langres; Corrado abate di Citeaux; Ugone vescovo di Auxerre; Pietro abate di Igni.

Sulle lesene Roberto fondatore dei Cistercensi e San Benedetto fondatore dei Benedettini.

Il coro di legno intagliato posto nella navata centrale, in corrispondenza delle ultime due navate chiuse, è una pregevole opera di Carlo Garavaglia, compiuta nel 1645.

Gli stalli, 24 per parte, sono disposti su due file, divisi ognuno da figure di angioletti collegati da una cimasa arricchita di fregi e da una serie di inginocchiatoi.

Gli schienali raffigurano scene della vita di San Bernardo.

Sopra il coro, a sinistra, un affresco raffigura una scena di monaci in preghiera, con figure di angeli volteggianti nel cielo: a destra, i monaci di Clairvaux che cantano il Te Deum tra un coro di angeli musicanti.

Sui pilastri all’intersezione tra la navata centrale e il transetto poggia il tiburio ottagonale, le cui pareti sono affrescate con scene che celebrano la gloria di Maria, opere di ispirazione giottesca del secolo XIV.

Il presbiterio, costituito dalla settima campata sull’asse principale della chiesa, è la zona più illuminata dell’edificio, perché riceve luce dal fondo piano dell’abside, dove si trovano tre alte finestre ad arco a pieno centro sormontate da tre oculi, dai due finestroni ai lati nord e sud, e dalle finestre della cupola.

L’altare maggiore barocco, del 1689, è quasi addossato alla parete di fondo. A destra, la cattedra abbaziale in legno intarsiato è opera del maestro Gottardo Tedesco, del 1576. Alla sommità è raffigurato San Pietro con le chiavi; nel quadro centrale la cicogna col pastorale, stemma dell’abbazia; nei tre riquadri dello schienale: al centro la Vergine che allatta il Bambino; ai lati San Bernardo con il modello dell’abbazia e San Benedetto con il libro della Regola.

In alto, negli spicchi della volta del presbiterio, sono affrescate le figure dei quattro Evangelisti con i relativi simboli. Nelle controfacciate sono invece affrescate a sinistra l’Adorazione dei pastori e a destra la Madonna del latte.

Il transetto

Il presbiterio è fiancheggiato da tre cappelle, una per ogni lato, che si aprono sui due bracci deel transetto. Nel transetto destro la prima cappella è dedicata San Bernardo; la seconda è una cappella con affreschi che illustrano la vita di Cristo, e sull’altare era posta, fino alla vigilia della prima guerra mondiale, la tavola  Cristo alla Colonna di Donato Bramante, ospitata ora alla Pinacoteca di Brera. La terza cappella illustra fatti della vita di San Benedetto. Nel transetto sinistro la prima è la cappella del Rosario, la seconda è dedicata a Santo Stefano e la terza cappella contiene una tela attribuita ai fratelli Campi da Cremona, con la Crocifissione.

Lungo la parete del transetto destro corre la scalinata che porta al dormitorio dei monaci, alla cui sommità, sulla parete del pianerottolo, è raffigurata la Madonna della buona notte di Bernardino Luini (1512). Sulla parete un grande affresco dei Fiamminghini, con l’albero genealogico dei benedettini, di cui l’Ordine cistercense è il ramo più cospicuo.

La torre nolare o Ciribiciaccola

Non si conosce la data precisa della sua costruzione, che gli studiosi fanno risalire agli anni 1329-40, opera probabilmente di Francesco Pecorari.

Dall’intreccio del transetto sale il robusto tiburio ottagonale che delimita e rinserra all’interno la cupola.

Su di esso si eleva la torre vera e propria in due zone digradanti, pure ottagonali e di diversa altezza. Da una corona balaustrata si lancia verso il cielo la cuspide conica che raggiunge un altezza totale dal suolo di 56,28 metri, croce compresa.

Bifore, trifore e quadrifore formate da 80 colonnine bianche di marmo di Candoglia impaginano le piccole pareti della torre creando un vero intarsio cromatico, con il tocco di raffinatezza finale costituito da un giro di monofore in cotto.

La torre viene chiamata Ciribiciaccola, da una filastrocca popolare in dialetto milanese:

Sul pont de Ciaravall
gh’è ona ciribiciaccola
con cinqcent ciribiciaccolitt.
Val pusè ona ciribiciaccola
o cinqcent ciribiciaccolit?

 

Sul ponte di Chiaravalle / c’è una ciribiciaccola / con cinquecento ciribiciaccolini. / Vale più una ciribiciaccola / o cinquecento ciribiciaccolini?

I ciribiciaccolini probabilmente sono i frati dell’abbazia o le colonnine della torre.

I chiostri

Del chiostro duecentesco originale rimangono oggi solamente il lato settentrionale adiacente alla chiesa e due campate; sopra la porta si può vedere un affresco della Vergine in trono con Bambino onorata da Cistercensi, della prima metà del XVI secolo di Gaudenzio Ferrari (ma oggi da alcuni ritenuto di Calliato Piazza). 

A fianco dell’affresco vi è la lapide scritta in caratteri semigotici, posta in occasione della consacrazione della chiesa nel 1221, sormontata dalla cicogna: “Nell’anno di grazia 1135 addì 22.1 fu costruito questo monastero dal beato Bernardo abbate di Chiaravalle; nel 1221 fu consacrata questa Chiesa dal Signor Enrico Arcivescovo milanese il 2 maggio, in onore di S. Maria di Chiaravale”.

Gli archi trasversi sono in cotto, come la cordonatura tondeggiante delle volte a crociera, con chiavi circolari in pietra. Archi e cordonature delle ogive poggiano su piccole mensole.

Belle le trifore ad archi acuti sorretti da colonnine binate, con interessanti capitelli scolpiti con foglie, aquile e volti umani. Da notare le colonnine annodate poste sull’angolo del lato nord-ovest.

I lati est e ovest del chiostro sono stati ricostruiti utilizzando resti di colonnine e capitelli originali; solo nel tratto finale sono stati rifatti. Dal lato sud, interamente rifatto, si può avere un bel colpo d’occhio sulla Ciribiciaccola, la torre nolare che svetta sopra la chiesa.

Una scritta sui quatro lati del muretto del chiostroveso il prato interno recita: “Claustro vecchio – da Cistercensi eretto – a gloria di Dio di Maria SS: – a servizio dell’Abbazia – nel XIII secolo – nel XV abbellito – agli albori del XIX mutilato – negli anni 1958-60 ripristinato – recupeando sparsi – cimeli omaggio – di Carlo e Gianna Mosca – a Milano diletta”.

Nel 1861, per far passare i binari della linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova, venne distrutto il Chiostro Grande del Bramante (o dell’Amadeo).

Tutte le info su: 

www.borgodichiaravalle.it